Sono passati 20 anni da quando, assistendo ad un concerto dei Queen, il giovanissimo Max Cavalera fu folgorato e conquistato dalla musica, scoprendo dentro di se una passione più bruciante di qualsiasi altra cosa fino a quel momento provata. In tutto questo tempo, con i Sepultura prima e con i Soulfly adesso, Max è sempre andato alla ricerca di un suo stile caratteristico, che rispecchiasse i suo i valori legati alla religione ed alla famiglia e soprattutto alla sua terra d'origine. E ovviamente la sua ultima fatica, al quale ha dato il semplice ma comunque significativo titolo di "III", continua a seguire questa strada. Non ci sono grosse novità rispetto ai lavori precedenti del gruppo, le canzoni mantengono la stessa struttura e lo stesso feeling che strizza l'occhio a sonorità hardcore, mescolati con passaggi tribali mai troppo spinti e conditi dalla voce sempre carismatica di Mr. Cavalera, che anche in questo caso non disdegna di cantare anche in lingua madre. Episodi quali "Seek 'n' Strike", "Brazil" o "Downstroy" sono un po' il riassunto e al continuazione di quanto presente in tutta la discografia dei Soulfly con riffs massicci e mai troppo complessi che si appoggiano su ritmiche potenti e precise, in un tessuto sonoro compatto nel quale ogni tanto viene incastonato, come una piccola pietra preziosa in un anello d'oro bianco, qualche break acustico al sapore ovviamente brasiliano. Molto evocativa e particolare si rivela essere "Tree Of Pain", con i suoi passaggi lievi e soavi delineati da una delicata voce femminile che si contrappone alla solita irruenza distorta, per l'occasione arricchita da alcuni passaggi elettronici di buona fattura. Non mancano inoltre i riferimenti alla strage delle torri gemelle, con l'inserimento di un minuto di silenzio a nome "9-11-01", e una piccola parte affidata ai figli di Max, i quali recitano l'intro e l'outro di "One Nation". Inutile soffermarsi più di tanto sulla produzione del disco, ovviamente a livelli eccelsi specialmente per quello che riguarda il potente suono di basso, che si esalta più che mai nella già citata "Brazil". In sostanza "III" si rivela essere un album molto piacevole e curato nel minimo dettaglio, che lascia poco spazio alla fantasia e comunque non regala niente di particolarmente innovativo rispetto a quanto già sentito nella passata discografia dei Soulfly. Forse sarebbe il caso di incominciare a diversificare l'alchimia sonora, che incomincia a diventare un po' ripetitiva, per non scadere nella facile trappola della monotonia dalla quale i Soulfly per adesso riescono ad evitare ma che si prospetta sempre più minacciosa. Here we go!
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