Copertina 7

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2002
Durata:56 min.
Etichetta:Locomotive
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. REGENERATION
  2. STRANGER
  3. WORLD IS COMING DOWN
  4. NIGHTMARE
  5. WHERE ANGELS FLY
  6. NO ROOM IN HELL
  7. SPECTRE OF SORROW
  8. FREEDOM FIGTHER
  9. EYES THAT CAN'T SEE
  10. GOLIATH
  11. CHARIOT OF THE GODS
  12. MAN MADE MARTYR

Line up

Non disponibile

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Gli Easy Rider si rifanno sotto con il loro quarto album "Regeneration", senza allontanarsi troppo da quanto espresso sul precedente "Evolution", ma con risultati superiori, con dodici brani di classico Metal che svariano dal Power made in USA agli Iron Maiden e che tirano spesso in ballo gli ultimi lavori solisti di Bruce Dickinson. Rispetto al passato si nota maggior convinzione, qualche parte progressiva in più, una produzione più potente e ...un nuovo cantante. Ad essere scrupolosi sarebbe da segnalare anche l'ingresso di Rafa Díaz alla batteria, ma da sempre è il vocalist quello che caratterizza un gruppo, e così passa in secondo piano. Gli Easy Rider sono sempre stati uno dei gruppi "meno iberici" tra quelli provenienti dalla Spagna, già da tempo avevano scelto di usare il cantato in inglese ed ora completano l'opera con l'ingresso del singer americano Ron Finn, cantante dal timbro caldo e decisamente convincente. I brani ci hanno sicuramente guadagnato, anche se ripensando a "Evolution" mi sembra corretto sottolineare come l'allora singer Eugenio Garañeda se la fosse cavata più che degnamente, e ricordo benissimo come in parecchi momenti rievocasse Dickinson. Ron Finn non evita questo stesso paragone, credo anzi che lo accentui, anche se mostra maggior potenza e duttilità del suo predecessore. Gli Easy Rider guardano al proprio passato riprendendo la stupenda (e maideniana) "Stranger" dal proprio debutto "Perfecta Creacion" del 1996. Purtroppo non conoscendo questo album non sono in grado di fare confronti, ma "Stranger" è una delle canzoni più riuscite dell'album, e credo che dal vivo sia tra i preferiti dal gruppo spagnolo (e dai loro fans!). Tra i brani nuovi, si fanno notare invece "Eyes That Can't See" e la quasi-ballad "Spectre Of Sorrow" dove è invece davvero inevitabile l'accostamento con le sonorità di Dickinson solista. Qualche accenno a suoni più moderni sulla combattiva "Freedom Figther", brano che non trovo particolarmente riuscito nonostante la presenza come guest di Patrick Rondat. Più che una "rigenerazione" si può considerare questo nuovo album degli Easy Rider come un evidente passo avanti, ma non credo che possa arrivare a stravolgere la scena metal. Qualche testa però la scuoterà di sicuro.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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