I The Absence sono un gruppo di Tampa Bay, Florida. Già questa frase di apertura potrebbe farvi trarre conclusioni affrettate sullo stile del gruppo stesso dunque tanto vale precisare subito: il quintetto americano sembra essere l'ennesima dimostrazione della tendenza al melting pot musicale che sembra andare per la maggiore in ambito estremo.
Evidentemente quando gli In Flames hanno ceduto alle sirene d'oltreoceano hanno avuto il duplice effetto di mostrare che un'"americanizzazione" del death melodico non sarebbe stata poi cosi male e far scoprire il death svedese ai metallari stelle e strisce.
I The Absence si inseriscono in questo quadro di "globalizzazione" con un percorso alquanto singolare. Nativi floridiani esordiscono nel 2005 con From Your Grave, un album che di floridiano non ha praticamente niente, ma sembra anzi partorito in terra scandinava. Con questo Riders Of The Plague invece aggiustano il tiro mantenendo una forte componente melodeath aggiungendo dei piacevolissimi inserti thrash. Si può dire, riduttivamente, che il risultato è un album che pare composto a quattro mani da Arch Enemy e Testament.
Ma andiamo con ordine, dopo l'esordio discreto ma poco personale del 2005 questo album si presenta come un netto salto di qualità, anche solo per i prestigiosi guests presenti. Non capita tutti i giorni che un gruppo al secondo album possa disporre della partecipazione di artisti del calibro di James Murphy (Death, Testament) e Santiago Dobles (Aghorà).
E bisogna dire che effettivamente il salto di qualità è stato fatto, infatti il gruppo ci consegna questa mazzulata sulle gengive sapientemente costruita. La forza di quest'album ruota tutta intorno ai due axemen che elargiscono a piene mani riff taglienti, riff granitici e assoli al fulmicotone suonati con una perizia tecnica praticamente perfetta.
Le canzoni sono tutte molto aggressive ma non si traducono in un cieco attacco sonoro come troppo spesso avviene nel death/thrash o nel metalcore, anzi, sono molto frequenti gli stacchi melodici ad ampio respiro. Il resto del gruppo fa egregiamente la sua parte, in particolare, la sezione ritmica è molto varia e mai banale mentre il growl è efficacissimo.
A dimostrare di che pasta è fatto questo album bastano anche solo le prime tre tracce. La title track sembra uscita dritta dritta da un disco degli Arch Enemy dei tempi d'oro e nonostante non sia la canzone più originale del mondo lascia il segno con il suo dinamismo e suoi continui cambi e stacchi. Dead And Gone mette il luce il lato più thrashy del gruppo inserendo ottimamente un ritornello melodicissimo mentre The Murder, aperta da una chitarra orientaleggiante, sfocia in un perfetto mix di violenza controllata e melodica, alternando blastbeat furiosi a sezioni più cadenzate e stacchi thrash che l'arricchiscono ulteriormente.
Da qui in poi nessun calo di tensione, tutte le canzoni hanno una loro personalità facendo risultare l'album molto vario. C'è anche spazio per una bella strumentale (Prosperity) e una cover di casa loro, l'immortale Into The Pit dei Testament.
Insomma una piacevole sorpresa, magari non un album epocale e nemmeno un album che stravolgerà il metal, "solo" un album onesto, molto ben composto, molto ben suonato e che dunque, specie alla luce del salto di qualità compiuto dal debutto, lascia ben sperare per il futuro di questo gruppo. Incuriosisce in particolare questa alleanza con gli Scar Symmetry; infatti l'album è prodotto da Kjellgren e in ben 4 tracce i The Absence si sono avvalsi degli axemen del gruppo svedese. In qualsiasi caso per ora godiamoci questo album e vedremo in futuro cosa ci riserverà questo gruppo, non resta che sperare che continui a migliorare e regalarci ottime canzoni.
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