Dalla Grecia con furore! Avevo già ascoltato qualche pezzo di questo terzetto di pazze diavolette elleniche, ma sinceramente non ne ero rimasto particolarmente impressionato. La grinta c’era, la voglia di suonare pure, ma mancava la fondamentale capacità di scrivere delle canzoni interessanti! Due anni dopo il precedente “Rise From Within” le Astarte tornano alla carica con un nuovo batterista ospite e soprattutto una differente direzione musicale. Al loro black metal senza compromessi si è sostituita una vena death/black davvero preziosa, sull’onda di quanto fatto inizialmente dai Dissection e in seguito dai loro emuli, con cui le tre musiciste dimostrano di avere un gusto per la melodia non indifferente. Le chitarre tessono trame delicate ed epiche, e il tutto è condito da qualche inserimento di tastiera e voce pulita, oltre ai soliti scream stile Cadaveria. Mi tocca stemperare un po’ l’entusiasmo: non c’è nulla che faccia gridare al miracolo in questo cd; le idee sono abbastanza canoniche con qualche sprazzo di genialità. Il lato positivo è che le canzoni sono decisamente belle e i riff si stampano in testa direttamente al primo o secondo ascolto (ascoltare la stupenda “Deep Down The Cosmos” per credere). In ogni caso “Quod Superius Sicut Inferius” è un album che si fa ascoltare piacevolmente, e credo che possa giocare anche le sue carte migliori sulla distanza di numerosi ascolti. Da segnalare la particolare copertina stile fumetto, e le belle foto contenute nel bookley, perché mi ero dimenticato di dirvi che le Astarte…sono anche delle grandissime gnocche!!
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