Violator, Municipal Waste, Hyades, Fueled By Fire ed ora questi Evile: come non essere felici per il rinnovato interesse, sia in termini di pubblico ma soprattutto a livello dei musicisti, che il thrash metal sembra aver ritrovato negli ultimi tempi?
Di certo un fenomeno dalle tinte chiaramente nostalgiche, e per questo scevro da ogni tipo di modernismo o rielaborazione degli stilemi del genere, gettati quasi ormai vent'anni fa da band quali Metallica, Megadeth, Testament e via discorrendo; dettami che la nuova ondata di band thrash segue in maniera molto fedele, con il risultato di non aggiungere nulla a quanto detto dai mostri sacri sopracitati e con l'ovvia conseguenza di risultare certamente datati, ma non per questo meno piacevoli.
Dopotutto, spesso queste nuove leve, vista anche la giovane età, hanno dimostrato di possedere quella freschezza e quell'ispirazione (ben lontani dall'inventare qualcosa di nuovo) che i big hanno smarrito da un po' (Overkill, Metallica, Megadeth e Exodus vi dicono nulla?), regalando comunque ottimi album.
Dopo questo piccolo preambolo, veniamo al sodo (o per meglio dire, al Sodom...) e parliamo di questo "Enter The Grave" degli inglesi Evile: secondo quanto detto in apertura di recensione, ascoltando l'album è facile capire a quali gruppi guardino questi quattro thrasher britannici, che propongono un sound ispirato chiaramente da Exodus per quel che concerne il guitar work e più in generale il mood dei pezzi, mentre per l'impostazione vocale è piuttosto palese come Matt Drake si ispiri allo stile di Tom Araya, dalla timbrica grezza e sporca. Facile quindi immaginare pezzi veloci, graffianti, sorretti da una batteria quadrata ed incisiva, spesso lanciata in assalti furiosi in pieno stile thrash Bay Area.
Gli elementi per un disco col botto sembrerebbero esserci tutti dunque, ma il condizionale è qui d'obbligo: "Enter The Grave" non riesce mai a decollare, a causa di pezzi che, nella loro canonicità, non danno l'impressione di lasciare qualcosa in chi ascolta, suonando troppo standardizzati e senza colpire.
E non basta il fatto che a produrre il disco sia stato Flemming Rasmussen (che ai tempi si occupò della produzione di "Ride the Lightning" e "Master Of Puppets") a destare interesse nella musica degli Evile, non tanto perchè questa sia troppo legata a stilemi ormai datati, ma più che altro per il fatto che in pezzi in sè non siano incisivi come dovrebbero.
Sono sicuro che comunque il debutto di questi inglese incontrerà il favore e il gradimento di tutti i thrasher più incalliti, dando loro esattamente quello che cercano: velocità, chitarre secche e taglienti e un cantato incazzato.
Per tutti gli altri "Enter The Grave" rimane un disco nella norma, nulla per cui strapparsi i capelli e di conseguenza un acquisto evitabile.
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