A stuzzicare la vostra curiosità verso questo album credo sia sufficiente un nome: George Kollias. Infatti il drummer greco, ben noto presso gli estimatori dei Nile, è un membro di spicco all'interno della line up dei Sickening Horror e non può non contribuire a dare in qualche modo risalto o prestigio a questo disco.
Chi già lo conosce probabilmente avrà già un'idea perlomeno vaga della proposta di questa band greca, ma ancor più probabilmente rimarrà sorpreso da quanto proposto dai Sickening Horror: la base è certamente death metal, ma contiene tutta una serie di sfaccettature che rendono "When Landscapes Bled Backwards" un album piuttosto atipico, in primis un gusto per tutto ciò che è intricato e "progressivo", ma anche qualche incursione math, con dissonanze e talvolta anche inserti simil-elettronici.
Di certo una rivisitazione in chiave moderna del death metal più brutale ed efferato, che se da un lato merita tutti gli elogi del caso, dall'altro non convince appieno: i brani si rivelano ovviamente molto compositi, con una certa tendenza a risultare un po' troppo dispersivi, per cui risulta piuttosto semplice perdere il filo del discorso e molto facile perdersi nel dedalo di riff che ci vengono dati in pasto da George Antipatis.
Kollias come sempre è un garanzia, ed infatti anche in questo caso devasta il proprio drumkit con doppiacassa tritatutto, mitragliate di rullante e brutallerie varie, mettendo in mostra un'inventiva e un gusto non comuni già espresse in passato.
Tuttavia, nonostante la botta che l'album ha, "When Landscapes Bled backwards" è molto duro da digerire, mettendo probabilmente più carne al fuoco del dovuto e risultando a più riprese ostico, tant'è che anche dopo ripetuti ascolti non rimane in testa molto. Il più grosso difetto imputabile ai Sickening Horror risulta quindi essere la mancanza di linearità, che gioverebbe assai al loro death metal ipertecnico, ma che la band pare rifuggere quasi per paura di perdere quella connotazione tecnica e progressiva che emerge prepotentemente durante l'ascolto del disco.
Di certo un album indirizzato ai fan del death più ricercato, ed in generale a chi si trastulla ascoltando musica "impegnativa", ma che di certo verrà a noia a tutti quelli che preferiscono forme di espressione più canoniche. In ogni caso, un disco che tende a strafare, quando sarebbe meglio che i musicisti limitassero un pochino il proprio ego.
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