Certo che il death metal d’origine scandinava, ha fatto parecchi proseliti fuori dalla patria.
Questa band tedesca, giunta al secondo disco sotto l’egida importante di un’etichetta di lusso come quella di
Brian Slagel, é una discepola del verbo dei primi
Entombed, Dismember, Grave e brutta compagnia.
Ma, si, c’è un ma; purtroppo quello che non riesco a sentire in questo ritorno è la personalità degli
Endseeker.
Partiamo dall’opener “
Parasite”, dopo un’apertura in blast beats, ecco l’up tempo con chitarroni in modalità swedish.
Il chorus, serrato con quel profumo in decomposizione tipico della band del buon
LG Petrov dei primi anni 90, specie nell’intermezzo più rallentato e il vocione che sembra paro paro quello dello svedese.
“
Cure”, ha un andamento veloce ma non troppo, che si smorza in un up tempo con riff serrati nel ritornello con interventi di voce filtrata.
Discreto il solo, un concentrato di riff melodici a contrastare la durezza del pezzo.
“
Whores of war”, é un mid tempo pesante; la produzione é perfetta nel donare quell’aggressività tipica del genere, ma stento ancora a intravedere lo spirito dei tedeschi.
Il brano é quadrato, aggressivo con interventi vocali più urlati, e gli stop and go ricordano molto i campioni dell’epoca.
La titletrack, entra con prepotenza con un riff malsano che s’inerpica nell’andamento sincopato del motore ritmico.
Il singer si sente che ce la mette tutta per aggredire l’ascoltatore; i riffing sono presi dai manuali del perfetto esecutore del genere, ecco esecutore é la parola giusta.
Un disco discreto, per carità, ben suonato, eseguito e prodotto; quello che manca é purtroppo la personalità che potrebbe far emergere questa band dalla miriade di cloni.
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