Confortanti segnali di ripresa creativa per il settore nu-metal/crossover.
Non andateli, però (per il momento almeno!), a cercare nelle classifiche di vendita o non crediate che arrivino, come qualcuno sarebbe portato a pensare, dal continente americano o dall’Inghilterra … provengono dalla nostra italietta e più precisamente dall’area mantovana.
Si formano nella primavera del 2001 e, “rubando” il nome alla creatura scaturita dalla fervida immaginazione di Lewis Carroll (e all’adattamento italiano del film d’animazione della Disney “Alice nel paese delle meraviglie”, nel quale così viene tradotto White Rabbit!), scelgono di chiamarsi Bianconiglio e di proporre un mix davvero stimolante e originale dei succitati generi musicali, contaminato con soluzioni di rock a carattere maggiormente commerciale e coronando il tutto con intelligenti e metricamente fluide lyrics prettamente in lingua madre.
La musica dei nostri cita quasi inevitabilmente RATM, Korn, One Minute Silence e anche qualcosa dell’alternative dalle velleità mainstream, ma lo fa con una costante e molto consistente personalità, ratificando per il gruppo un’intelligenza e un’immediatezza compositiva davvero rara da rintracciare dalle nostre parti e non solo.
Le eccellenti sinergie vocali operate tra Claudio Ghiretti e il rapper Massimo ‘Macio’ Porta, le chitarre incisive, percettive ed estrose di Michele Meneghini e una competente e solida sezione ritmica appannaggio di Alex Faini alla batteria e Marcello Ghiretti al basso, combinano abilmente energia, fantasia e ammalianti architetture melodiche, elementi che rendono “Giochi di luce”, “Neve, “Agrodolce” (presente nel Cd anche in una gradevole versione video), “Jasmine” e “Cyber blues” brani veramente avvincenti, che potrebbero portare davvero lontano quest’enigmatico coniglio bianco.
Da menzionare ancora una buona cover di “Eleonor Rigby”, anche se personalmente i lombardi mi convincono leggermente meno quando utilizzano la lingua inglese (presente anche nella lunga “Blueberry”, la quale si segnala per un interessante e volubile svolgimento strumentale ed “effettistico”), un’opzione forse non completamente congeniale e un po’ limitante alle loro imponenti peculiarità espressive.
“Lo scatolino sporco” è un prodotto assai competitivo e molto ben fatto, per una band che ha tutte le carte in regola per uscire con prepotenza dall’anonimato e dalla massa dei molti concorrenti.
Complimenti anche per l’intrigante sito web!
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