Copertina 8

Info

Anno di uscita:2002
Durata:45 min.
Etichetta:Small Stone

Tracklist

  1. 2002
  2. PLANETA SOLITARIO
  3. PATAS DE ELEFANTE
  4. EL CONO DEL ENCONO
  5. LEI MOTIVE
  6. HEY JIMMY
  7. CONTEMPLANDO LA NIEBLA
  8. BUMBURI
  9. AMERICANO
  10. EL GAUCHITO
  11. CORSARIO NEGRO

Line up

  • Sergio : guitar, vocals
  • Gonzalo Villagra: bass
  • Walter Broide: drums

Voto medio utenti

I Natas (“Los” è un’aggiunta dell’ultima ora per problemi di omonimia) sono forse il gruppo che ha saputo cogliere meglio l’essenza del verbo kyussiano, plasmandolo e modificandolo fino a farlo diventare una concezione autonoma ed originale allontanando così il pericolo di ingrossare la folta schiera degli imitatori senza fantasia. Anzi, il leader Sergio da sempre rivendica di aver creato il proprio stile molto prima di aver ascoltato gli autori di “Blues for the red sun”. Chissà, potrebbe anche essere vero. L’Argentina, patria dei Natas, è principalmente nazione di immensi spazi vuoti ed avvolgenti silenzi, piatte distese di terra dove l’uomo è presenza ininfluente e maestosi scenari naturali che inducono all’introspezione così come accade nel deserto fonte d’ispirazione dei grandi profeti dello stoner. Tutto questo lo ritroviamo nel sound dei Natas, che da sempre privilegiano l’espressione strumentale immersi in lunghe jams ad ampio respiro, arabeschi dallo svolgimento intricato sempre pronti ad aprirsi su vaste porzioni leggiadre e sognanti, mature composizioni filtrate in un ottica progressiva e psichedelica ereditata dalle grandi bands settantiane. Dolcezze ed asperità si amalgamano in un suono unitario dalla vivace impronta latina, testimoniata dai limitati ma estremamente evocativi interventi della voce in lingua spagnola, malinconica e suadente, e l’atmosfera che ne deriva, gravida di fascino magnetico, mi porta a considerare il trio sudamericano come primo e fulgido esempio di prog-stoner band. “Corsario negro” è l’ennesimo passo avanti nell’evoluzione dei Natas, dopo “Delmar” e “Ciudad de Brahman” ed il side-project Santoro, riconducibile a questa formazione, sono stati eliminati gli ultimi pallidi riferimenti kyussiani ormai individuabili soltanto nella concezione di rock libero da pastoie di ogni tipo. Le canzoni si sviluppano con un’andamento caleidoscopico ed imprevedibile, “Planeta solitario” è simile ad un onda che cresce e decresce tra riffs taglienti e cristalline pause ai confini del rilassamento della musica ambientale, “Patas de elefante” è un’aggressione turbinosa di rocciose ritmiche stoner che s’intersecano tra loro, “El cono de encono” intreccia momenti solenni a brillanti escursus jazz-rock per confluire in una coda lisergica luminosa e travolgente e così via, come sfogliare un catalogo che contenga lo spettro completo di colori vividi. La marcia trionfale di “Contemplando la niebla” con la chitarra hendrixiana di Sergio a fornire emozioni e nostalgie, ed ancora il torrido heavy-psych “Americano” con le sue improvvise e violente ripartenze, fino al capolavoro della title-track, sette minuti di indimenticabile cavalcata tra passato lisergico e futuro spaziale, un inno alla gioia di fare musica, uno di quei brani che dovrebbero dilatarsi all’infinito per consentire di perdersi dentro il sogno elettrico. Magari non ho saputo rendere bene l’idea di cosa troverete in questo disco ma si tratta di un lavoro che occorre interpretare con la propria sensibilità perché stimola più l’animo che il corpo, non prevede i coretti e le telluriche monotonie e nemmeno i funambolici virtuosismi e le brutalità da horror-movie, soltanto superbo heavy rock di passione, sentimento e fantasia. Per coloro che vedono la musica in questo modo è un acquisto obbligatorio.

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