Il processo di allontanamento dal prog rock degli esordi verso un suono più accesibile, aperto a mille influenze diverse, trova il suo culmine con
"Grace Under Pressure" album che i
Rush rilasciano nel 1984 per la Mercury/Polygram e che segna, a mio avviso, uno dei vertici massimi di tutta la discografia del terzetto canadese.
All'epoca della sua uscita, il disco divise i fans del gruppo: da una parte ci fu chi non lo apprezzò ritenendolo troppo "sperimentale" e troppo lontano dal tipico suono
Rush, dall'altra, invece, ci furono coloro che ne capirono subito il valore e la forza innovatrice.
"Grace Under Pressure" è la massima espressione della capacità dei
Rush di saper incanalare all'interno del proprio suond elementi molto differenti, in linea con le tendenze del periodo, senza snaturare minimamente il proprio suono.
Negli otto pezzi del disco, che necessitano comunque di attenzione per essere capiti in pieno, ascolterete influenze che vanno dalla
new wave allo
ska, dal
rock alla
U2 a partiture reggae di scuola
Police, tutte amalgamate in quella chiave
heavy rock che era tipica dei
Rush di quel periodo.
Inutile sottolineare come questa commistione avvenga in modo lineare anche grazie alla perizia strumentale dei tre musicisti: quello che invece va rimarcata è la capacità del gruppo di rendere immediatamente fruibili brani che si poggiano, invece, su partiture intricate e non semplici da affrontare.
"Grace Under Pressure" fa un largo uso dei sintetizzatori che concorrono a rendere il suono "freddo", quasi robotico, perfettamente in linea con le tematiche cupe che affronta il disco. Proprio questa sorta di "asetticità" venne molto criticata all'epoca essendo, invece, una caratteristica cercata dai
Rush e perfettamente in linea con le tendenze dell'epoca.
I brani memorabili all'interno del disco si sprecano, basta pensare a canzoni del calibro di
"Afterimage", dall'attacco quasi epico e certamente uno dei pezzi più duri scritti dai nostri, oppure alla meravigliosa
"Red Sector A", che evoca i campi di concentramento nazisti ed ha un incedere cupo e minaccioso sublimato dal dialogo tra synth e chitarra davvero da brividi, o ancora a
"Red Lenses" quello che può essere definito un rock d'vanguardia con la sua incredibile miscela di scelte elettroniche, partiture jazzate e rock di altissima qualità.
In definitiva
"Grace Under Pressure" è figlio diretto della sua epoca di uscita per la sua straordinaria capacità di saperne raccontare tematiche ed umori, ma è anche un album in grado di essere influentissimo per tutta la scena con la sua tendenza ad emozionare ad ogni ascolto. E proprio ad ogni ascolto ciascuno di voi sarà in grado di cogliere diverse sfumature di questo capolavoro, diverse tonalità magari sfuggite ad un primo assaggio, ma alla fine il risultato sarà sempre lo stesso: la sensazione di trovarsi di fronte, di nuovo, ad un album
imprescindibile.