Copertina 8

Info

Past
Anno di uscita:1986
Durata:43 min.
Etichetta:Roadrunner Records

Tracklist

  1. PREDATOR
  2. CARNIVORE
  3. MALE SUPREMACY
  4. ARMAGEDDON
  5. LEGION OF DOOM
  6. GOD IS DEAD
  7. THERMONUCLEAR WARRIOR
  8. WORLD WARS III AND IV

Line up

  • Lord Petrus Steel: vocals, bass
  • Keith Alexander: guitars, vocals
  • Louis Beateaux: drums

Voto medio utenti

Ad inizio anni 80 molti gruppi si stavano distaccando dall’Heavy classico e dalla NWOBHM, accorpando tali sonorità a quelle di proposte più seminali di stampo Black come i Venom, e a formazioni di matrice Hardcore; iniziarono così a nascere le prime sperimentazioni che si inoltravano nel sentiero del Thrash. Precedentemente negli Stati Uniti, per poi in seguito diffondersi in tutta Europa. Tra questa miriade di gruppi dell’underground, uno di quelli rimasti oscurati dai nomi più blasonati erano i Carnivore, formatisi dalle ceneri dei Fallout per volere del bassista e cantante Peter Steele (R.I.P. 2010), e del batterista Louis Beateaux, per la precisione nel 1982 a New York.
Esattamente, si tratta proprio del primo vero progetto di rilievo di Peter Steele, che in seguito formerà, cambiando quasi completamente genere, i ben più noti Type O Negative. È con l’aggiunta del chitarrista Keith Alexander (R.I.P. 2005) che gli statunitensi arriveranno al loro primo full-length nel 1985, dall’omonimo nome: “Carnivore”, tramite la Greenworld Records.
A differenza di molte formazioni del genere sono da ascriversi al filone di quelle che hanno importato all’interno del loro sound il maggior numero di influenze Hardcore-Punk, seguendo in parte le orme di ensemble come Suicidal Tendencies, con l'omonimo debut album del 1983, Corrosion of Conformity con “Eye for an Eye” e “Animosity” (1983,1984), e i D.R.I. con “Dirty Rotten Lp” (1983) e “Dealing With It” (1985), i quali a loro volta si rifacevano alle estremizzazioni del Punk britannico di G.B.H., The Exploited, Discharge, ecc.ecc.
I tre newyorkesi in ogni caso erano sicuramente più orientati al Thrash Metal rispetto ai nomi appena menzionati. Quella era l’era in cui il Crossover prendeva varie diramazioni, si pensi alle molte altre realtà underground come S.O.D., Nuclear Assault, Hirax, ecc.ecc. Stessa cosa avveniva nel vecchio continente, in particolar modo in Inghilterra con complessi minori come Acid Reign, Sacrilege, Cerebral Fix (questi ultimi lievemente in ritardo), e molti altri.
La proposta di questo primo LP risulta altresì difficilmente etichettabile, avendo in sé molte influenze diversificate che ad un primo ascolto, data la tutto sommata linearità del prodotto, potrebbero sfuggire.
Abbiamo una matrice Speed/Thrash ovviamente molto forte, caratterizzata da ritmiche quadrate e massicce, con una discreta attitudine Punk – come si evince da ciò che abbiamo detto precedentemente – ben udibile fin da principio con l’opener “Predator”; è fortemente presente anche l’impronta dei Venom, in particolar modo nella voce di Peter, quantomeno per quanto riguarda le parti più aggressive, e forti richiami alla musica dei classici dell’Heavy Metal, siano essi provenienti dalla NWOBHM o antecedenti, ovvero dai Black Sabbath, per quanto riguarda i numerosi frangenti più cadenzati, che in ogni caso vengono sempre spezzati dalle sfuriate tipiche del Crossover. Si pensi per esempio all’incipit e agli intermezzi Doom di “Armageddon”, sui quali si inseriscono refrain e accelerazioni tipicamente Hardcore. Un tipo di soluzione che anticipa un po’ quel che avverrà in ambito Sludge…
Così come non mancano parti prossime al Progressive, cosa davvero inaspettata per dei thrashers così feroci, come per esempio la melodica e sontuosa – scandita da un cantato pulito molto armonioso – “Male Supremacy”, oppure la conclusiva – più dura e meno avvincente – , articolata su oltre dieci minuti di durata: “World Wars III and IV.”
Tutta la band sfodera una prova solida a partire dal gigantesco singer – nel vero senso della parola – che si prodiga in urla sguaiate e luciferine mettendo in mostra un grande carisma, vero e proprio mastermind della band (essendo anche l’artefice di tutte le composizioni), a Keith Alexander che esegue la sua prova a pieni voti; il quale oltre al massiccio riffing mette in mostra anche un ottimo gusto in fase solista, dove traspare un certo piglio Hard ‘n’ Heavy alla Motorhead. Fino a giungere a Louis Beateaux, che pur non caratterizzandosi per particolari fill, ha pur sempre una gran bella pacca e una doppia cassa potente in grado di dare la giusta spinta al prodotto.
Il disco si articola su 8 brani per un totale di circa 43 minuti senza mai tediare l’ascoltatore, sia per la sua qualità che per le numerose variabili e sfumature.
Le tracce migliori del lotto secondo chi vi scrive sono rappresentate dalle già citate “Predator”, “Carnivore”, “Male Supremacy” e “Armageddon”, in pratica la prima metà del platter, mentre la seconda, seppur valida, risulta leggermente meno entusiasmante nonostante alcuni ottimi brani come la Zarathustriana “God Is Dead”.

La produzione per essere targata 1985, svolta da Norman Dunn e da Steele stesso, risulta tutt’ora piuttosto solida ed efficace con suoni abbastanza nitidi da mettere in risalto tutti gli strumenti, donando un tocco di groove ben accentuato e un mood generale potente e quadrato a tutto l’album; questo anche grazie al basso ben in evidenza del frontman. Possiamo ben dire che il buon lavoro svolto in sede di registrazione ha consentito alle varie song di superare la prova del tempo.
Per quanto riguarda i testi, il tema più sentito dalla band è quello apocalittico, riferito prevalentemente alle conseguenze dell’orientamento nichilista assunto dalle nostre società. Ma in particolar modo lo spettro che più aleggia sulle nostre teste è quello della catastrofe nucleare e della guerra mondiale (tutt’ora attuale), del quale gli artefici sono anche i comuni cittadini, che ipoteticamente – per ingenuità –, sarebbero pronti a combatterne non solo tre ma perfino quattro di conflitti globali, e così a seguire, come ipotizzato nell’ultima traccia “World Wars III and IV”.
Si possono rinvenire anche i classici temi di ribellione adolescenziale nei riguardi della società ("Legion of Doom"), nella quale si reclama la libertà di autodeterminazione – alla cui assenza viene preferita la morte – riferita però quasi esclusivamente alla possibilità di assumere droga; e temi di violenza gratuita come la cannibalesca “Carnivore”. Oppure argomenti politicamente scorretti e scabrosi, soprattutto se riletti alla luce di oggi; mi riferisco, giusto per menzionarne una, a “Male Supremacy”.
…Insomma i nostri ce la mettono tutta pur di sfogare la loro rabbia, o per mettere l’ascoltatore alle corde portandolo di fronte alle estreme conseguenze di alcuni fenomeni umani, che nel quotidiano, senza la lente di ingrandimento della provocazione artistica, finirebbero per passare sottotraccia.
Il primo LP dei Carnivore è un prodotto di nicchia che merita di essere recuperato; un bel disco che riesce a mantenere la sua dignità anche di fronte ad altri capolavori del suo anno.

Recensione a cura di DiX88

Recensione a cura di Ghost Writer
carnivore

peter steele è un genio. thrash metal ignorante e ironico. un piccolo capolavoro inaspettato uscito dal nulla

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 26 ago 2010 alle 11:06

mah... a me sembra che di ignorante questo album non abbia proprio nulla.

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