Ade Fenton è un ragazzotto inglese che ha mosso i primi passi nell’underground techno/industrial inglese, e che è balzato agli onori della cronaca per avere prodotto l’anno scorso “Jagged”, disco di Gary Numan, autentico guru della musica elettronica britannica e non solo (ricordiamo che i Fear Factory hanno coverizzato la sua “Cars”, e che Marilyn Manson si è ispirato molto a lui per “Mechanical Animals”).
Lo stesso Numan è presente sull’album, offrendo la sua prestazione vocale su ben quattro pezzi.
Da quanto detto finora dovreste già avere intuito il sound di cui si nutre questo “Artificial Perfect”, quello che non si intuisce è che ci troviamo di fronte ad un disco di sicura qualità.
Mille e uno potrebbero essere i nomi richiamati per descrivere i nove pezzi, di sicuro le parti più oscure e minacciose richiamano i deliri claustrofobici di Richard D. James, alias Aphex Twin, mentre non è difficile trovare certo industrial più fruibile sulla scia degli ultimi Nine Inch Nails. Gary Numan sicuramente aggiunge un tocco in più alle composizioni, tuttavia la perfezione (artificiale) del titolo la si raggiunge, o quasi, quando dietro al microfono c’è la calda e suadente voce di Helen Tilley, abile a sottolineare le fredde melodie di “Everything Changes”, ma allo stesso tempo capace di non sminuire la potenza quasi chirurgica della macchinosa e realmente industriale “Machine”.
Il sound è variegato, pur mantenendosi nell’ambito elettronico riesce a toccare una vasta gamma di sensazioni/sentimenti, ed è forse questo il suo maggior pregio. Senza contare che il nostro non indulge mai nella ricerca del beat facilone ed orecchiabile, quindi tutt’altro che un lavoro per discomani. In effetti “Artificial Paradise” è un disco per gente che dalla musica chiede qualcosa di più, non mero intrattenimento.
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