Nuova proposta rock-fusion da parte del chitarrista svedese Patrik Carlsson che con il secondo album solista "Melodic Travel" si rivolge chiaramente ad un pubblico di nicchia. Le atmosfere sofisticate che si intrecciano durante l’ascolto affiorano con fatica e stentano a far breccia in un album, che pur essendo tecnicamente di buon livello, si contraddistingue per la mancanza di incisività e inventiva.
Prodotto e mixato da Carlsson, il cd risulta essere un mix di stili e suoni difficilmente riconducibili a qualcosa di ben definito, ritmi sudamericani intercalati a tematiche rock e jazz-fusion ricordano lontanamente alcuni lavori di Santana, componenti che si manifestano nei brani "Liberty City" e "Luxian Minor". Gli interessanti contenuti che si affermano nel brano iniziale "Settler’s Pleasure", un pezzo che pur partendo con pochi clamori si sviluppa con sagacia e abilità fino a creare situazioni e momenti d’effettto, rimane un episodio fine a se stesso. Fatta eccezione per l’ottima ballata acustica "Desederia", che sa molto d’improvvisazione, e della jezzata Hip’n Melodic, brano quest’ultimo abilmente composto in cui emerge la buona dose di versatilità e poliedricità del musicista, l’ascolto di "Melodic Travel" si trascina senza particolari sussulti.
Chiaramente l’impronta data riconduce l’intero lavoro ad ascoltatori particolari e purtroppo nonostante qualche azzeccata influenza che passa da Joe Satriani a Mike Oldfield, non si riesce a cogliere totalmente lo spessore di questo cd.
Indubbiamente di Patrik Carlsson non si mette in discussione la tecnica sopraffina ma le tematiche spesso soffocate da un eccessivo utilizzo di stili e arrangiamenti tanto diversi tra loro finiscono nel produrre un senso di disorientamento nei confronti dell’ascoltatore.
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