Copertina 6

Info

Anno di uscita:2007
Durata:46 min.
Etichetta:Roadrunner
Distribuzione:Warner

Tracklist

  1. RAIN WIZARD
  2. BACKWOODS GOLD
  3. LONELY TRAIN
  4. MAYBE SOMEDAY
  5. WHEN THE WEIGHT COMES DOWN
  6. CROSSTOWN WOMAN
  7. SHOOTING STAR
  8. HELL AND HIGH WATER
  9. SHAPES OF THINGS
  10. VIOLATOR GIRL
  11. TIRED OF THE RAIN
  12. DRIVE
  13. ROLLIN’ ON

Line up

  • Chris Robertson: vocals, guitar
  • John Fred Young: drums
  • Ben Wells: guitars, backing vocals
  • Jon Lawhon: bass, backing vocals

Voto medio utenti

E’ difficile spiegare in maniera “oggettiva” perché questo debutto dei Black Stone Cherry non mi convince pienamente. La cosa si potrebbe imputare ad un certo anonimato compositivo che indiscutibilmente sminuisce un po’ l’efficacia della musica contenuta in questi “solchi”, ma probabilmente non è questa la vera ragione di tale impressione.
Si tratta, in realtà, di un problema di “autenticità”, di un senso di “artefatto” che subdolamente e tuttavia in maniera piuttosto decisa, si fa largo nei sensi del sottoscritto man mano che gli ascolti si susseguono.
La miscela assai precisa di Soundgarden (nonché Alice In Chains e My Sister’s Machine, pure), Audioslave, Black Label Society e Allman Brothers istituita dal quartetto del Kentucky, sembra più, alle mie orecchie, come il risultato di una riproduzione scientifica da “laboratorio”, che non l’effetto di una reale ispirazione genuina.
Formalmente ineccepibili, grazie anche ad una dotazione tecnica di grande spessore (primo fra tutti il vocalist Chris Robertson, un eccellente emulo di Chris Cornell!), i nostri statunitensi appaiono, però, non altrettanto munifici a livello “emotivo”, un importante deficit per tutti i generi musicali e forse ancora più significativo quando si parla di southern, seventies hard rock e del suo “figlio degenere” nato dalle parti di Seattle.
Con queste sensazioni ben presenti nell’apparato cardio-uditivo, sarebbe comunque ingeneroso e “snobistico” non tributare a brani come “Rain wizard”, “Backwoods gold”, “Maybe someday”, “When the weight comes down”, “Hell and high water” e “Tired of the rain” (bello il contrappunto d’organo hammond) il dovuto riconoscimento, ratificandoli come egregi esempi di rock duro “trans-epocale” poderoso e competente.
Da segnalare, inoltre, una sorprendente cover di “Shapes of things” degli Yardbirds.
Concludo ammettendo, in tutta onestà, che nel consueto “dibattito” tra amici, tutti sostenitori di questa particolare branca espressiva, il mio giudizio è stato messo “in minoranza” e, una volta appreso altresì che i Black Stone Cherry sono stati capaci di entrare direttamente al novantesimo posto delle classifiche americane, un dubbio sorge spontaneo … possibile che sia io uno dei pochi a non essere persuaso fino in fondo della qualità di questo disco? Mah … ben vengano in ogni caso le bands giovani dedite a questi suoni, e chissà che la prossima volta oltre alla “testa” ci sia anche un po’ più di “cuore”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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