Resurrezione è un termine di difficile accostamento all’operato artistico che i
Venom hanno saputo portare avanti in tanti anni di onorata carriera, eppure mai come in questo caso riesce ad essere un sinonimo di rinascita, artistica ovviamente. Se il disco della reunion con il ritorno di Cronos dietro al microfono, ossia Cast In Stone, fu una sorta di piacevole antipasto, questo
Resurrection è la conferma e la riuscita interpretazione di alcune intuizioni stilistiche che ormai sono evidenti alle orecchie di tutti. I Venom si sono rifatti il guardaroba (metaforicamente parlando), hanno scoperto le grazie e i vantaggi di uno studio di registrazione, evitando però di snaturare la loro aurea sulfurea e maligna. Tutto in questo disco suona poderoso e massiccio, dai riff di chitarra sempre più orientati ad un Thrash Metal moderno e dai tempi medi, alla sezione ritmica profonda e con quel pizzico di groove che non guasta mai. Su tutto si erge il timbro malefico di Cronos, forse l’unico elemento che non subisce lo scorrere del tempo, e proprio come il buon vino sembra migliorare con lo scorrere del tempo. Resurrection non è affatto un album che tradisce o sconvolge gli originari intenti musicali dei Venom, al contrario, li arricchisce e li rinvigorisce mediante una qualità sonora che rende brani come
War Against Christ,
Vengeance,
Pandemonium e aggiungo
Black Flame (Of Satan), dei piccoli manifesti di coerenza sonora. La ritrovata formazione a tre (Cronos, Mantas, Abaddon) sembra vivere una seconda giovinezza, e in questo senso basta ascoltare anche le poderose
Pain e
All There Is Fear per rendersene immediatamente conto. I Venom sconfinano nel nuovo millennio con le idee tutto sommato chiare e radicate in uno stile solido e deciso, dove i vantaggi della tecnologia si vanno a sposare perfettamente con un istinto distruttivo (e anche un po’ sarcastico) che è da sempre alla base della loro Arte maledetta. Si respira un’aria nuova, una leggera brezza di “innovazione” (le virgolette nel loro caso sono d’obbligo), peccato soltanto che queste sensazioni siano state disattese nei successivi Metal Black (grande fantasia…), o nell’ultimo Hell.
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