Copertina 6

Info

Anno di uscita:2007
Durata:53 min.
Etichetta:Insideout
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. INTRO
  2. OPEN YOUR EYES
  3. SAVE MY SOUL
  4. END IN SIGHT
  5. THE KEY TO CREATIVITY
  6. IN THE WAIT LOOP
  7. THE TORTURE
  8. SPELLBOUND
  9. FROM A DISTANCE
  10. BREAK THE SPELL

Line up

  • Volker Walsemann: lead vocals, guitars, keyboards
  • Marco Ahrens: guitars
  • Heiko Spaarmann: bass
  • Andreas Tegeler: drums
  • Jorg Springub: keyboards

Voto medio utenti

Al ritorno dopo 4 anni di silenzio, i tedeschi Poverty's No Crime provano a reinserirsi nella scena prog metal europea, ma la concorrenza è spietata. Vanden Plas, Sieges Even, Threshold, Circus Maximus, Pagan's Mind nel frattempo hanno conquistato le simpatie di fans e critici, meglio quindi affidarsi ad un produttore come Tommy Newton (Ark, Conception, Redemption) che smorza la componente prog metal della band con un sound più rozzo e linee vocali aggressive e più melodiche inserite in strutture accessibili. La maggior incisività delle chitarre si fa sentire nell'hard prog di "Open your eyes" e "Save my soul", ma è con il melodic power dalla ritmica accelerata di "End in sight" che il disco decolla e trova il giusto bilanciamento tra chitarre e tastiere. Molto riuscita la ballad "The key to creativity" in cui passaggi di chitarra acustica e piano si combinano a melodie corali e raffinate, sottili orchestrazioni e rimandi pinkfloydiani ("High Hopes"), sorprendente per originalità anche "In the wait loop", mix di prog metal e prog anni '70 dove le tastiere sintetizzate si alternano a quelle più vintage (presente un altro omaggio del chitarrista Marco Ahrens allo stile di David Gilmour). Ritmica molto incisiva, quasi arabeggiante e qualche rimando a "Pull me under" e ai Fates Warning di "Pefect simmetry" (un guitar solo alla "Nothing left to say") in "The torture", hard song dal refrain cupo e cadenzato che lascia il posto ai 6 minuti della strumentale "Spellbound", il ritorno a melodie più orecchiabili e corali è garantito con "From a distance", rock dalla grande carica energica (un must da includere nei live) che include un intermezzo strumentale dove ritornano le atmosfere prog settantiane combinate con quelle prog metal, eccessivi invece i 9 minuti di "Breaking the spell" introdotti da una corposa parte strumentale a metà tra il prog metal e la NWOBHM, la melodia portante della prima parte torna però a ripetersi per filo e per segno nella seconda dopo 2 minuti di intermezzo strumentale. Un disco che non convince in pieno: la componente hard melodica prevale su quella prog, il cantato di Volker Walsemann è meno pulito rispetto ai precedenti 5 dischi e le strutture dei primi 4 brani (inutile l'intro di 30 secondi, e dire che è pure incluso nella setlist) sono praticamente simili, ma la sufficienza è garantita da "The key to creativity" e "In the wait loop".
Molto meglio andarsi a riascoltare "Slave to the mind" ricordando ai Poverty's No Crime che in più di 10 anni di carriera non sono ancora riusciti a far breccia tra i grandi del prog metal.
Recensione a cura di Carlo Viano

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