Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2007
Durata:48 min.
Etichetta:Scarlet
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. 1. RENOVATII
  2. 2. INSIDE CHAINS
  3. 3. TRIBAL BY BLOOD
  4. 4. IMMORTAL
  5. 5. ONE LIFE
  6. 6. IN THE DARK
  7. 7. STRENGTH
  8. 8. FREEDOM
  9. 9. NEVER YIELD!
  10. 10. THE YELLOW BRICK ROAD

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Strano destino quello degli Shaman. Partiti come la super band che avrebbe dovuto surclassare la nuova incarnazione degli Angra (il fatto che i talentuosi Andre Matos e Ricardo Confessori fossero della partita non lasciava molti dubbi su chi avrebbe vinto la sfida), diedero alle stampe un album, “Ritual”, che non riuscì a fare completamente breccia nei cuori di chi aveva adorato “Holy Land” alla follia. Il successivo “Reason”, senz’altro più coraggioso e personale, era forse troppo ostico e distante dal solito background stilistico dei suoi componenti, per cui, pur contenendo elementi interessanti, ha fatto un bel buco nell’acqua. Oggi, a due anni di distanza, dopo aver aggiunto e subito tolto una “A” al loro monicker, e aver consumato l’ennesimo, chiacchierato split, i brasiliani si ripresentano con una line up rinnovata e il solo Confessori tra i superstiti del quartetto originario.
La domanda a questo punto è d’obbligo: quanto interesse può ancora suscitare una formazione come questa, soprattutto nel momento in cui André Matos è tornato con uno scintillante disco solista? La risposta, verrebbe da dire, è ben poco.
Accasatisi presso la nostra Scarlet records, gli Shaman pubblicano il loro terzo disco quasi in sordina. E decidono, piuttosto saggiamente, di giocare sul sicuro. Niente più influenze etniche e tribali, niente più le contaminazioni moderne di “Reason”, quello che è rimasto è un puro e semplice power metal, tanto lineare quanto prevedibile, in cui i riferimenti stilistici sono sempre i soliti, dagli Helloween ai Gamma Ray, dagli Edguy agli Angra prima maniera (quelli di “Angels cry”, tanto per intenderci). E proprio le chitarre acustiche di “One life”, o le melodie ariose di “Freedom” e “Strength”, portano più volte alla mente quel disco leggendario. Altrove, come nella iniziale “Inside chains” e nella successiva “Tribal by blood”, la sensazione di stare ascoltando qualcosa di fortemente manieristico è abbastanza presente, ma dopo tutto si tratta di buoni brani, per cui non ci si fa molto caso. Interessante è anche la ballata “In the dark”, che si rifà leggermente a “Make believe”, mentre la title track è forse l’unico episodio in cui il passato e il presente degli Shaman sono fusi insieme, seppure con risultati poco soddisfacenti.
In conclusione, un album gradevole, ma nulla di più, un disco non certo indispensabile per una band alla quale dobbiamo se non altro riconoscere un grande coraggio, nell’aver voluto comunque ripresentarsi al pubblico.
La prova del giovane e sconosciuto Thiago Bianchi dietro il microfono è notevole, il ragazzo è senza dubbio dotato, ma detto questo ci si deve fermare qui, perché la sua voce è tutto sommato canonica.
Se si paragona “Immortal” con la media dei dischi power usciti di recente, allora c’è sicuramente da stare allegri. I fan di Angra e Shaman dovrebbero comunque dare un ascolto prima di comperare…

Recensione a cura di Luca Franceschini

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