Ma guarda un po’ che bella sorpresa ci riserva “mamma” Frontiers. Dopo aver patrocinato la loro “rinascita” (con “IV”) e aver agevolato un dovuto “ripasso” storico-antologico della loro parabola artistica (con “Demo anthology”), ecco che l’etichetta partenopea completa l’operazione “rilancio” con questa splendida release live, disponibile sia in Dvd, sia in doppio Cd.
Ovviamente stiamo parlando dei Winger, che in questo dischetto versatile dimostrano di essere tornati più che mai “alive and kickin’” pure nella dimensione “da palco”, da sempre ambito particolarmente congeniale alla formazione statunitense.
Kip è in ottima forma, la sua voce è in un eccellente “stato di conservazione” e anche fisicamente appare assolutamente integro … insomma, nonostante sia leggermente appesantito, è ancora un discreto “figaccione”, capace di attrarre, “quasi” come ai “tempi belli,” anche per meriti “esteriori” il pubblico femminile, che non a caso (credo) è piuttosto ben rappresentato nella platea di questo show.
Che dire, poi, di Reb Beach e John Roth, due affiatatissimi “mostri” della sei corde (egregi, altresì, nelle armonizzazioni corali), che si sfidano continuamente a colpi di tecnica ed espressività (sentiteli, per referenze immediate, nel finale della volubile “Generica” o in quello dell’incredibile versione di “You are the saint, I am the sinner”!) e si ritagliano pure un piccolo spazio “egocentrico” nei rispettivi solos (quello di Roth si chiama “John Roth blues jam”, e si dipana in coda a “Down incognito”).
Nell’analisi dei singoli, all’appello manca solamente un commento sul lavoro di Morgenstein: instancabile e funambolico, sono questi gli aggettivi da spendere per il grande Rod (la sua classe è fruibile anche in un brillante momento di “gloria” individuale), un’autentica sicurezza dietro i tamburi.
Arrivati ad una valutazione più generale del prodotto, non si può che definirlo con termini entusiastici, gratificato com’è da una regia “sobria” e tuttavia dinamica, precisa, dal gradevole gusto “estetico” (belli i flash in bianco e nero) e pienamente adeguata ad uno stage essenziale, senza fronzoli, dove a parlare è essenzialmente la musica e la sua intensità emozionale, pregevolmente diffusa tramite una competente resa sonora.
Anche l’audience, anagraficamente piuttosto eterogenea (sono finiti i tempi dell’enorme successo tra i teenagers!), sembra apprezzare (senza gli “isterismi” degli eighties) ciò che vede e ascolta, garantendo, così, alla performance della band l’adeguato scambio energetico.
Parlare dei brani è invece impresa ardua: potrei citare le belle “Blind revolution mad” e “Down incognito” (Reb si esibisce anche all’armonica!), “Your great escape”, istantanea e vitale, la magia sublime di “Rainbow in the rose” (Kip si siede per la prima volta al Kurzweil), le fosche e groovy “Junk yard dog” e “Right up ahead”, le spumeggianti “Headed for a heartbreak”, “Seventeen” e “Madalaine”, oppure la famelica e irresistibile “Hungry” (non presente nell’edizione su Cd, dove viene sostituita da una “Blue suede shoes” acustica), ma è davvero difficile trovare dei punti deboli nella scaletta del concerto proprio perché è quasi impossibile rintracciarli in un repertorio composito e sempre d’altissimo livello, evidente manifestazione delle molteplici sfaccettature artistiche di una band che non ha mai voluto ripetersi, neanche quando i dati di vendita del debutto avrebbero “consigliato” un atteggiamento più scaltro ed evidentemente poco “naturale”.
I Winger hanno ampiamente comprovato che non erano (a dispetto di quanto si era portati a pensare superficialmente) e tantomeno sono ora un gruppo “facilotto” e banale … non fa mai male ribadirlo nuovamente e per capirlo fino in fondo può essere utile anche questa superba uscita discografica.
Per quanto mi riguarda, a dispetto di una sezione bonus decisamente trascurabile (composta dalle riprese del sound-check e da una breve photo gallery, tra passato e presente), uno dei migliori (assieme a Heaven & Hell e Queensryche) Dvd dell’anno.