Con due EP all’attivo (entrambi autoprodotti) arrivano direttamente dal Texas gli Ignitor, con questo nuovo “Road of bones”, licenziato dalla sempre più attiva label italiana Cruz Del Sur.
Fin dal logo, dalla copertina e dalla foto del gruppo appare chiaro con che tipo di cd abbiamo a che fare, e cioè un disco di puro e incontaminato HEAVY METAL!
Già, avete letto bene, semplicemente heavy metal, e anche se qua e là qualche spruzzatina più power salta fuori di tanto in tanto la matrice è fermamente ancorata agli eighties. Un bel salto nel passato quindi, quando il nostro genere preferito ancora non veniva contaminato dai riff aggressivi del thrash o da qualsiasi altro fattore che potesse modificarne la matrice.
Riff semplici e lineari, melodie vocali incisive e aggressive, assoli melodici e veloci, tutto questo troverete nel sound dei cinque texani, che oltre ad avere la particolarità di suonare un genere decisamente demodé ne hanno anche un’altra, e cioè quella di avere in formazione ben due donzelle, Erika alla voce e Annah alla chitarra (solista).
Si sa che nel campo metal questa non è la norma, vi levo quindi subito i possibili dubbi riguardo le loro prestazioni: la bionda singer si fa rispettare in maniera eccellente, con un timbro vocale deciso e graffiante, un po’ sulla falsariga di Doro ma anche (e forse soprattutto) del nostro vecchio e caro zio Kai (Hansen) e del suo vecchio alterego Kiske e alla fine esce vincitrice, e altrettanto fa la sua collega chitarrista, piazzando assoli veramente incisivi che nulla hanno da invidiare ai suoi colleghi maschietti.
Finita la parentesi semi gossip veniamo al dunque… come già detto ci troviamo davanti a un cd che accontenterà essenzialmente i defenders o più in generale chi è più vecchietto tra voi che leggete. Gli Ignitor non hanno certo inventato nulla, però riescono a intrattenerci per quasi un’oretta con un metal spensierato e accattivante come non se ne sentiva da un bel po’.
Naturalmente testi a sfondo fantasy fanno da cornice al sound dei nostri, debitore in parti uguali sia al metal d’oltreoceano che alla scena teutonica. Oltre alla splendida titletrack altre highlight del disco sono sicuramente “March to the guillottine”, con il suo refrain epicissimo, e “Hymn of Erin”, trascinante e piena di ottime soluzioni chitarristiche, mentre almeno un paio di song sono più sbiadite delle altre, questo a dimostrazione che la band ha ancora ampi margini di miglioramento, pur essendo in grado di scrivere canzoni che restano da subito nella testa dell’ascoltatore (ascoltate il semplice ma efficace riff iniziale di “Scarlet enigma” per capire di cosa parlo…).
Ovviamente non poteva mancare l’inno metal, ed ecco quindi arrivare in chiusura di cd “Reinheitsgebot”, quasi sette minuti epici e cadenzati, ottimo sigillo per questo cd. E chi se ne frega se verranno tacciati di scarsa originalità dai recensori troppo modernisti, o se venderanno poco perché snobbati da chi ama altri tipi di sonorità…
Gli Ignitor sanno il fatto loro e ci hanno regalato un bel cd che ci ha scaraventati indietro di venti anni e che risulta più fresco e ispirato di quelli buttati giù da band storiche ormai alla frutta, o che comunque hanno perso l’ispirazione di qualche anno fa.
E a me basta questo, ogni tanto un po’ di sano heavy metal ci vuole…
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