Per una volta mi accingo a recensire un album partendo dall'aspetto meramente esteriore, la copertina. Questi Deathcult pur suonando Black Metal nel più tradizionale significato della parola si sono risparmiati almeno a livello visivo la solita immagine in bianco e nero con logo ovviamente incompresibile ai più (perchè fa più elitario mi sembra il minimo), per ripiegare su una foto tutto sommato sobria con una specie di stemma, forse avranno discendenze nobili direttamente dall' Inner Circle. A livello musicale il discorso invece è sempre il solito, ossia un discreto Black Metal pericolosamente derivato dai Darkthrone del periodo Transilvanian Hunger (tanto per cambiare), il tutto condito da una sorta di satanismo becero/guerrafondaio da ragazzino di primo anno di scuola materna, con qualche punta di giusto (ma soprattutto mai gratuito) cinismo nei confronti dell'intera razza umana, precisamente in Anti Human = Anti Life. E come poter dimenticare il dovuto riferimento all'appuntamento con la storia di Sieg Heil Satan, un titolo, un programma di immane tristezza, forse sarà solo un caso che ci suona un certo Hoest (Taake) nei Deathcult, segno tangibile direi. In ambito strettamente artistico, parola da prendere con le pinze questa, non molto altro da aggiungere. Se da un punto di vista strettamente legato al Black Metal questo primo Cult Of The Dragon risulta sufficiente è nel confronto con il mercato intero che risulta anonimo. Di dischi così ne è pieno il mondo, non credo che i Deathcult lo rivoluzioneranno, per chi vive di solo Black Metal.
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