Ricordo ancora ora il giorno che usci "Speak English or Die" degli S.O.D. dato che fu anche occasione del mio primo incontro con Stonerman, mio mentore e colonna (anche se ultimamente barcolla un poco) di Metal.it ed Eutk.
Gli Stormtroopers Of Death erano un progetto parallelo, si potrebbero definire una fun band, composta da Scott Ian e Charlie Benante (rispettivamente chitarrista e batterista degli Anthrax), dal bassista Danny Lilker (ex Anthrax e poi leader dei Nuclear Assault e dei Brutal Truth) e dal cantante Billy Milano (che ha in seguito formato i M.O.D). Autori di brani brevi, feroci, volgari e demenziali, magari approssimativi, che si erano rivelati un vero pugno in faccia all'incauto ascoltatore. A fianco di sporadiche apparizioni live, hanno poi realizzato "Live at Budokan" (1992) e l'album "Bigger Than the Devil" (del 1999 e dalla gustosa copertina in stile "The Number of the Beast"), seguiti da una manciata di DVD e da lussuose ristampe.
Ed ora la Megaforce butta sul mercato questo "Rise of the Infidels" dove a quattro inediti si accompagnano diversi dei loro classici ripresi dal vivo in un concerto tenutosi (non so però quando) al Fenix Club di Seattle.
Si tratta tuttavia di un'operazione non del tutto riuscita.
In realtà due dei quattro inediti sono delle cover di due classici dell'hardcore, rispettivamente "United and Strong" degli Agnostic Front e "Ready to Fight" dei Negative Approach, ed anche le nuove "Stand Up and Fight" e "Java Amigo" non si distaccano dal crossover/hardcore, più vicine a quanto proposto dai M.O.D. che agli standard degli Stormtroopers Of Death.
La parte live si attesta al livello di un discreto bootleg, incentrata sul disco d'esordio. è quella che ci può aspettare dai S.O.D.: violenta, sguaiata, sadica e sfrontata, e non deve pertanto stupire se la prima canzone in cui s'incappa è "Ballad of Nirvana", ed in seguito seguiranno lo stesso maltrattamento Jimi Hendrix, Jim Morrison, Frank Sinatra e Freddie Mercury, in una serie di irrispettose schegge sonore.
Le canzoni (?!) scorrono, infatti, via veloci e schizofreniche, introdotte da un Billy Milano su di giri che si dilunga dilatando "Milk" con tanto di presentazione dei componenti della band.
Tra le chicche dell'album troviamo oltre alla devastante tripletta conclusiva "Pussywhipped", "Freddy Krueger" e "United Forces", l'accenno (insistito) a "Raining Blood" piazzato in coda a "Speak English or Die".
Ad ogni modo: "Niente di nuovo sul Fronte Occidentale". Ops... "dal Medio Oriente".
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