"L'unione fa la forza", un motto espresso in maniera ancor più massiccia nell'ultimo concept di Arjen Lucassen, che dopo la parentesi "realistica" di "Human equation" torna alla science fiction riprendendo il viaggio lasciato in sospeso sul pianeta acquatico Y in "Dream Sequencer" e arricchendolo di profondi significati che inducono a riflettere sul valore di emozioni e sentimenti dell'animo umano.
Diviso in due parti distinte (la prima dedicata al pianeta Y abitato dai Forever, mentre nel cd 2 si parla del loro arrivo sul pianeta Terra abitato dai Man), pur mantenendo i caratteri tipici del concept "Ayreoniano", "01011001" si distingue per le atmosfere più cupe e drammatiche talvolta scandite da inserti corali operistici forniti da Floor Jansen (After Forever, un duetto strepitoso con Hansi Kursch in "Age of shadows", uno con Jonas Renkse dei Katatonia in "Sixth extinction" ed una gara all'ultima ugola con Jorn Lande in "Beneath the waves"), per la meravigliosa dolcezza degli interventi di incantevoli sirene olandesi quali Anneke Van Gersbergen (da lacrime agli occhi il controcanto con Jorn Lande in "Comatose" ed i suoi
brevi ma aggraziati ingressi in "Beneath the waves e "Sixth extinction"), Simone Simons (Epica, un duo con Phideaux Xavier nella folk celtic ballad "Web of lies" immersa tra flauti, violini e chitarre acustiche) e le emergenti Magali Luyten (rabbiosa nel refrain di "Liquid eternity" che spezza l'atmosfera malinconica iniziale creata da Renske e Gildenlow), Marian Welman (convincente e corposo controcanto di Wudstick accompagnata dai violini in "E=MC 2 ") e Liselotte Hegt (singer dei Dial, band del fratello di Gildenlow, duetta con Lucassen in "The truth is in here", allegro brano dalla marcata influenza folk ricco di parti di flauto).
E ora veniamo agli uomini: ancora una volta le scelte di Lucassen sono state più che azzeccate perchè ognuno ha dato davvero il meglio di se, una partecipazione resa coinvolgente dal fatto che in molti brani l'alternarsi dei vari interventi avviene nell'arco di poche strofe a ritmo incalzante, una sfida vinta da tutti a cominciare da due autentici pilastri del rock melodico europeo come Bob Catley ed il Gotthard Steve Lee (perfetto nel refrain orecchiabile di "Age of shadows"). Ancora melodia ma con toni più cupi e profondi, chi meglio di Tom Englund (Evergrey) accoppiato a Jonas Renkse (Katatonia, protagonista assoluto in "Waking dreams", un tuffo nell'elettro synth sound spaziale dei Tangerine Dream coronato da un synth solo di Tomas Bodin dei Flower Kings che vi porterà ben più di 3 metri sopra il cielo), mentre Daniel Gildenlow è libero di esibirsi nel più vasto repertorio vocale a lui consentito, dalle tonalità più basse delle prime strofe di "Beneath the waves" (il miglior guitar solo di Lucassen) e "Liquid eternity" alle atmosfere folk che ricordano un po' "Be" di "Newborn race" per giungere alle sue vette più alte nelle strofe di "Fifth extinction".
Un grandissimo e versatile Hansi Kursch (Blind Guardian) duetta con Bob Catley nell'hard folk di "River of time" tra abbondanza di violini e sflautate degne dei migliori Jethro Tull, Ty Tabor (King's X) e Lucassen in "Connect the dots" ci rimandano ad atmosfere e coralità tipiche degli Electric Light Orchestra, ma la vera grande rivelazione per me è Jorn Lande. Duetta in "Comatose" con la positiva e rassicurante Anneke fornendo un senso di isolamento e sconforto immerso tra tastiere, flauti ed uno stridente solo di violino finale, resuscita lo spirito di Phil Lynott in "Newborn race" (non vi sembrerà vero, nelle ultime strofe del brano canta proprio come lui), entra nella seconda parte di "Beneath the waves" duettando con Floor Jansen con tonalità basse e lasciando a Steve Lee il compito di innalzarsi vocalmente per poi scatenarsi furiosamente ancora con Floor dopo una breve pausa di calma cantata da Tom Englund, compete alla pari con Catley in "Unnatural selection" lanciandosi in svariati acuti, si alterna alle strofe concitate e minacciose con Englund, Gildenlow, Catley, Renkse, Jansen dimenticandosi del suo stile alla Coverdale in "Sixth extinction", dove si ritaglia anche un momento personale subito dopo Gildenlow, accompagnato solo da piano e sottili tastiere esplodendo nella parte finale che fa da reludio all'imperioso synth solo di Joost van Der Broek (After Forever, talento scoperto da Lucassen e lanciato in Star One) cui segue il concitato affollatissimo finale dove tutti i singers sono protagonisti di un solo grande coro ("Make us wholw, migrator soul, follow me home, complete the circle") da cui ognuno emerge distintamente con una breve strofa.
Un grande lavoro di squadra diretto da un grande tecnico, il migliore da circa un decennio nel realizzare concept: la schiera di ayreonauti in fremente attesa sarà ben ricompensata e soddisfatta, ascolto dopo ascolto il disco prende quota e non faticherà ad entrare tra le migliori uscite del 2008. Acquisto obbligato la limited edition con booklet più dettagliato e dvd contenente interviste a tutti i partecipanti il concept, un video del dietro le quinte, il video di "Beneath the waves" ed il "guide demos featuring Arjen on vocals" (penso siano le versioni demo dei brani cantati solo da Lucassen).
The king of modern space rock is back!!!!!!!!!