Death Metal profondo e cupo, una bolgia infernale fatta di accelerazioni maligne che sembrano provenire dritte dall'inferno, un attacco frontale brutale e perfido che puzza di morto e incancrenito lontano dieci kilometri. Quale migliore definizione per l'esordio assoluto dei Pugliesi Stillness Blade? La musica parla più di mille altre parole questo lo so da me, ma questi ragazzi riescono con una semplicità al limite dell'incoscenza a tirare fuori un disco perfettamente bilanciato fra violenza cieca e atmosfere cupe e catacombali, un po' come fanno i Nile più oscuri. The First Dark Chapter (Misanthropic Elevation) che presumo sia solo la prima parte di un concept diluito in più albums (almeno a leggere il titolo) si dimostra un platter maturo e personale. The Stake Of Sorrow, Sleep Of The Vile e Tomb Of Soul senza dubbio sono le migliori canzoni del lotto (senza nulla togliere alle altre) che possono rappresentare al meglio lo stile di questi macellai della musica. Suffocation, Nile, Vital Remains e tutta la scuola Americana possono essere presi come riferimenti, ma sanno metterci anche del loro vuoi per un rifframa contorto ma al tempo stesso lineare e scorrevole che se abbinato ad una sezione ritmica allucinante (e non a caso dietro le pelli siede un certo Antonio Donadeo che ha suonato con Vital Remains, Undertaker... dicono nulla?) fa letteralmente il botto. La questione in conclusione è molto semplice, se siete cresciuti a pane e Death Metal gli Stillness Blade non possono che fare al caso vostro, se altrimenti non siete avvezzi a queste sonorità è forse il caso che iniziate da ora. Come ciliegina sulla torta sono presenti anche due videoclips come bonus, certo non siamo alle megaproduzioni dei Pink Floyd, ma possono passare.
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