Chi vi scrive non è mai stato un fan accanito della musica estrema proveniente dalla terra d'oltralpe, come avrà avuto modo di appurare chi abbia letto diverse recensioni apparse su queste pagine ancora diversi anni fa. Per quello che mi riguarda, ed a costo di risultare quasi blasfemo, la Francia non ha praticamente mai prodotto niente che mi entusiasmasse, o anche solo che mi piacesse veramente, rare eccezioni a parte. I Blut Aus Nord sono sostanzialmente una di queste. Come i più attenti cultori del metal estremo ben sanno, i nostri sono in costante attività da più di dieci anni, e a distanza di un anno dalla loro ultima fatica, riescono a scucire un altro album che fa dell'ermetismo e del nichilismo la sua arma principale. Questa volta però siamo di fronte ad una manciata di canzoni black dal marcato accento tradizionalista, basato sulla tradizionale componente chitarra/basso/batteria, mentre l'atmosfera creata da tastiere e samples elettronici viene marcatamente posta in secondo piano. Ma ciò che emerge dal ripetuto ascolto di "Odinist" è piuttosto una sorta di girone infernale, una discesa in un Maelstroem di orrore e di disperazione, di malvagità e di promesse di morte, governate da melodie distorte, ridondanti, e catalessiche, che si ripetono e si rincorrono virtualmente all'infinito, senza soluzione di continuità, scandite da ritmi falsamente cadenzati, sbiechi ed angoscianti. Non c'è spazio per la ruffianeria, per la melodia o per le facili soluzioni ad effetto, i Blut Aus Nord sono fatti per essere sofferti al buio, tra lo strazio delle carni e la dispersione della mente, dimentichi che, forse, prima o poi ci sarà concesso di rivedere la luce del sole.
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