Il viaggio di questi *Shels (si l'ho visto l'asterisco non è un errore di battitura...) nel mio lettore cd inizia nel peggiore dei modi, non sono riuscito subito ad inquadrare nemmeno come si chiamassero e da dove provenissero, oppure se questo Sea Of The Dying Dhow fosse il primo disco, oppure no. Ma il problema si è esaurito in poco tempo, perchè appena premuto il tasto play si è scatenata una tempesta di suoni che si avvicina molto all'ultima fatica (nel vero senso della parola) dei formidabili The Ocean, con tutto quell'apparato di "Post-qualsiasi cosa" che li rende personali ed originali. Questi *Shels però hanno dalla loro parte una maggiore carica di luce nelle trame sonore che riescono a mettere in cantiere. A canzoni lunghe e oniriche quali l'opener The Conference Of The Birds, di cui già il titolo la dice lunga e la conclusiva In Dead Palm Fields si insinuano anche aperture acustiche ed eteree che spezzano volentieri l'incedere di certi riffs di chitarra monolitici ed ipnotici. Purtroppo non ho fra le mie mani i testi di questo album, ma già a leggere i titoli c'è di cui avere paura. Se avete amato come me gli ultimi The Ocean non potete farvi sfuggire questi *Shels, i primi prendeteli come il lato più oscuro della faccenda, i secondi pur non brillando per allegria come il versante più "solare" ed aperto. Buon viaggio, in tutti i sensi.
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