L'Epic Metal è sempre meglio rappresentato dalle formazioni italiane, e tra queste giungono finalmente all'esordio i siciliani (con la Sicilia che si conferma come una vera fucina di metal bands) Berserker, in azione dal lontano 1989 ma mai andati oltre alla realizzazione di svariati demotapes.
Così, dopo aver incrociato la propria strada con la My Graveyard Productions, arrivano finalmente al loro primo disco, dove ovviamente vanno a pescare dalla loro precedente e nutrita discografia. Il risultato è questo "Blood of the Warriors", un album che, sebbene risalga a quasi quattro anni fa, solo ora trova il giusto spazio che merita, composto da otto canzoni che si possono descrivere ricorrendo ai "soliti" Manowar, Heavy Load, Manilla Road, Domine, Cloven Hoof, Gunfire, Omen... il meglio tra quello che ha offerto nel tempo l'Epic Metal, ma anche i più classici Iron Maiden che fanno capolino qua e là, sopratutto tra le trame di chitarra, assieme a richiami spiccatamente NWOBHM.
Sin da "Fighting the Fear" (con già dieci anni sulle spalle, dall'omonimo demo del 1997), si nota subito come Alessandro Alioto non sia un virtuoso del microfono e tanto meno una belva assatanata, eppure la sua voce non appare assolutamente fuori contesto ed inadeguata ai toni bellicosi ed epici dell'album. Si tratta di un brano grezzo e veloce dove tutto ha il sapore dell’Epic Metal e degli Eghties, decisamente lontano dai suoni puliti e sintetici garantiti dalle produzioni attuali, al quale viene preferito (ed in parte credo sia anche una scelta obbligata) un approccio ed una resa sonora più underground.
"Eternal Life" ha dalla sua l'urgenza e la rapidità degli Exciter ma anche un'insistita e riuscitissima parte solista. L'impresa dei Berserker prosegue con "Unknown Warrior" (il bell'arpeggio medioevale inizialmente cela quello che si rivela poi un bel brano, compatto e roccioso, tipicamente ottantiano), poi con "Blood of the Warriors And Icy Look of Death" (dal titolo manowariano ma dalle atmosfere medioevaleggianti), la più ingenua "Walkiries" (addirittura dal loro primo demo del 1989) e la battagliera "And Now You Know" (altra eccezionale prova di Alessandro alla chitarra), per concludere alla grande con la doppietta conclusiva.
"Marching to the Glory... (part I)" e "...In the Glory You'll Die!" potrebbero essere, infatti, considerati un'unica lunga, ambiziosa e riuscita suite, epica e battagliera, incentrata sulle Crociate in Terra Santa, ricca di cambi di tempo e fraseggi (che sopratutto nella prima parte ricordano i primi Manowar), anche nella lunga parte strumentale che ne caratterizza la seconda metà, quella che ci porta alla conclusione del disco.
Forse alcuni lo considereranno un album fin troppo rozzo ed ingenuo, magari antiquato, per il sottoscritto si tratta invece di un ottimo esempio di coerenza e di dedizione al Metal.
"By divine right Hail and Kill"...
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