Ed allora disse loro "seguitemi e vi farò pescatori di anime".Questi i Runemagick di "Invocation of Magick".
Solenni, imperiali, oppressivi, evocativi, mastodontici. Trovate pure una sfilza di sinonimi ed aggiungeteli a questa lista, ed avrete un'idea di come i tre svedesi suonano in questo album, a nostro parere uno dei meglio riusciti della loro ricca discografia.
In questo capitolo i Runemagick raggiungono la loro più profonda pesantezza, sfiorando alquanto il funeral doom in più occasioni, in ogni caso mostrando il loro lato più abissale ed accantonando per un momento tutte le influenze sabbathiane ed in generale anni '70 che, seppure in maniera estrema, pervadono le loro ultime release.
Cupe e sinistre atmosfere disegnate da malevoli e lancinanti assoli costellano le composizioni, sempre cadenzate e monumentali, anche per via della durata media superiore ai 10 minuti ma in ogni caso piuttosto scorrevole e ben bilanciata, senza bisogno di ripetere un riff all'infinito; tutto questo viene valorizzato da una produzione finalmente all'altezza, punto debole dei Runemagick, che stavolta vengono valorizzati a dovere sebbene sia sempre lui, Nicklas Rudolfsson, il mastermind della band, ad occuparsi della produzione.
Tanta musica, poco cantato in rapporto al minutaggio ed un death doom sopraffino, che trova il proprio culmine nell'infernale "Invocation of Doom Runes", sebbene tutte e 8 le tracce si rivelino all'altezza.
Decisamente raccomandato quindi, ma solamente agli amanti del genere: in questo disco i Runemagick arrivano a ben 70 minuti di durata (almeno 20 minuti in più del loro solito) e ben pochi ascoltatori non avvezzi al genere rimarrebbero vivi dopo tanta angoscia.
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