Fra le band più apprezzate e longeve dell'intero scenario black metal, gli svedesi Marduk tornano sulle scene forti del successo crescente acquisito negli anni grazie a dischi del calibro di "Nightwing" e "Panzer Division Marduk". Fortunatamente sin dalle prime note di "World Funeral", album dal sound esplicito come il titolo, viene allontanato il fantasma del precedente "La Grande Danse Macabre", un lavoro inutile e privo di qualsiasi tipo d'ispirazione. Certo, neanche questa volta ci sono grandi cambiamenti, d'altronde i Marduk sono da considerarsi un po' come i Manowar o gli Ac/Dc del black metal… lungi da loro qualsiasi cambiamento. Eppure questa volta alla band di Morgan va riconosciuto il merito di aver saputo miscelare a perfezione i vari aspetti che hanno reso lo stile dei Marduk tanto amato: ecco quindi un'opener dal bellicoso titolo, "With Satan And Victorious Weapon", incentrata sulle vertiginose velocità tanto usate su dischi come "Panzer Division Marduk", seguita da un brano come "Bleached Bones", dal feeling lento, oscuro ed opprimente; proprio come nei migliori episodi dell'apprezzato "Nightwing". Il disco prosegue alternando momenti furiosi ad altri prettamente atmosferici come "To The Death's Head True", tutti assolutamente nella media dei migliori lavori targati Marduk, fino ad giungere a "Castrum Doloris", un brano che potrebbe rappresentare una vera e propria pietra dello scandalo per i fan più intransigenti del quartetto scandinavo: qui i Marduk vanno ed esplorare territori a loro inediti cimentandosi in una composizione cadenzata, marziale ed anthemica che fa della melodia la particolarità principale, quasi come si trattasse di un vero e proprio inno da cantare in battaglia. Si tratta comunque di un episodio isolato e di certo l'ascolto delle seguenti "Hearse", un brano atmosferico scelto come singolo, e la velocissima "Night Of The Long Knives" rassicurerà i fan più intrasigenti della band confermando la volontà, palese per l'intera durata di "World Funeral", di alternare brani scanditi a song molto più veloci. C'è poco altro da aggiungere: dopo più d'un decenno di carriera i Marduk non hanno nulla da dimostrare, è loro il ruolo di leader nel black metal tradizionale e sarebbe stupido mettere a repentaglio questo ambito titolo mutando le coordinate di un sound dall'innegabile successo. L'imponente outro "Blackcrowned", quindi, sigla un disco che non farà cambiare idea ai detrattori della band, ma che potrebbe riconquistare coloro i quali si fossero allontanati a causa del precedente capitolo della discografia targata Marduk.
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