Judas Iscariot - Of Great Eternity (Reissue 2021)

Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2021
Durata:40 min.
Etichetta:Moribund Records

Tracklist

  1. ...THE HEAVENS DROP WITH HUMAN GORE...
  2. ...I FILLED WITH WOES THE PASSING WIND...
  3. ...THEN MOURNS THE WANDERER...
  4. ...FOR THE LAST JUDGEMENT DRAWETH NIGH...
  5. ...CALLS TO HEAVEN FOR HUMAN BLOOD...
  6. ...OUR SONS SHALL RULE THE EMPIRE OF THE SEA

Line up

  • Akhenathen: all instruments, vocals

Voto medio utenti

Questa è una ristampa che farà sicuramente felici gli estimatori del black metal più puro ed incontaminato.
Perché qui abbiamo una colonna del movimento USBM, quell’onda statunitense che ha preso il largo come una macchia nerastra nel continente statunitense subendo il fascino del black metal scandinavo e non solo, generando formazioni interessanti.
Come questa one-man band guidata da Akhenaten e totalmente devoto del Burzum sound prima maniera; non si tratta di uno scopiazzatore seriale sie ben chiaro, perché il musicista e polistrumentista americano era un devoto e soprattutto definiva il genere musicale che professava come elitario, non destinato a insulse derive commerciali o a digressioni sul tema.
Ecco che la Moribund riporta alla luce il terzo capitolo della discografia del nostro.
Un album dove il verbo del conte è quasi totale, basta sentire l’apertura “…The heavens drop with human gore…”; riffing ossessivi che partono dal doom metal per poi deviare verso un blast beats inframezzato da un up tempo serrato con le vocals acide e una produzione sporca che è ottimale per uscite del genere.
Questo inizio fa capire l’intenzione del compositore americano; la melodia è usata col bilancino perché è l’atmosfera maligna, spettrale e nera che deve trionfare come nella successiva strumentale “…I filled with whoes the passing wind…”, affidata alla chitarra che offre un riff monotono con qualche cambio di colore e tono nel corso dell’esecuzione.
…For the last judgement draweth nigh…”, è puro suono nerissimo con quelle chitarre a zanzarina e la batteria volutamente sottotono e quasi impercettibile se non per i piatti in sottofondo e qualche rullata.
Chiude “…Our sons shall rule the empire of the sea…”, brano lungo di quasi dici minuti che partendo da un attacco in blast beat e chitarre debitrici del suono norvegese e per certi versi darktroniano ecco che devia verso un mid tempo ricco di atmosfera malsana.
Un grande brano che ha le vocals non invasive ma lascia parlare la musica; sul finale la marcia devia verso lidi doom black metal.
Un grande disco che nonostante l’età non ha perso un grammo del suo splendore malvagio e va acquistato senza tante remore; mano al portafogli e buy!
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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