I polacchi Eternal Deformity, forse sconosciuti ai più, sicuramente sconosciuti a me, giungono alla loro quinta release, la prima per la nostra Code 666 Records, con la quale hanno firmato un deal per la pubblicazione di 3 album.
Se fate mente locale a cosa rappresenti, a livello musicale e concettuale, la Code 666 potreste immaginare quale è la materia sonora oggetto di questa recensione. Musica non convenzionale, senza barriere, senza pregiudizi, sperimentale, innovativa, assolutamente fuori dagli schemi.
In genere dalla Polonia ci aspetteremmo death o black feroci e blasfemi, cosa che gli Eternal Deformity, a dispetto del moniker, rubato a qualche band grindgore, non sono.
Benchè si definiscano come “metal circus”, intendendo per questa bizzarra definizione la commistione di progressive, gothic, avantgarde, doom e metal estremo, c’è da dire che forse l’aggettivo che meglio descrive la loro musica è barocca.
Tuttavia, in effetti, come un circo itinerante la band, in questo “Frozen Circus”, ci conduce lungo i, quasi, 43 minuti portandoci a toccare le diverse sfumature del proprio sound.
Un sound bizzarro, a metà tra le proposte di Wormfood e Mechanical Poet, laddove rispetto ai primi è d’uopo registrare una maggiore consistenza della proposta sonora, più omogenea e articolata, mentre rispetto ai secondi è possibile notate un medesimo gusto per melodie stucchevoli, quasi fiabesche, con un retrogusto teatrale.
Le vocals variano dalle clean allo screaming black, oltre a parti recitate, le chitarre sanno essere progressive, concedendosi fughe che spesso fanno il paio con quelle tastieristiche, vera colonna portante di questo disco, sebbene quelle stesse chitarre sappiano essere davvero dure in certi frangenti, come ad esempio in “Unholy Divine”, dove la comparsa anche una pregevole voce femminile. Notevole è la cura per certi arrangiamenti, soprattutto per i cori, che pur essendo molto presenti non sono mai invadenti, ed apprezzabile è il violino della conclusiva “Lovelorn”, forse la canzone migliore di questo “Frozen Circus”.
La qualità migliore di questo disco è il perfetto bilanciamento tra le diverse componenti del sound, senza che mai nessuna ecceda o prenda il sopravvento sulle altre.
Un disco consigliato agli amanti del “Code 666” sound.