Un disco, come questo “France” dei transalpini Wormfood, che si propone di dare uno sguardo sull’odierna società francese, non può non arrivare in un momento più propizio quale quello attuale, nel quale le periferie francesi stanno bruciando e con loro il sogno (o utopia?) dell’integrazione razziale. Quindi vuoi per il tempismo, quasi profetico, vuoi per il concept in sé, che è apprezzabilissimo, i Wormfood partono già col piede giusto. Quando poi nella bio allegata il disco viene descritto con una serie copiosa di generi messi in fila (doom, thrash, death, gothic, punk, pop, jazz, classic, barocco, eccetera eccetera) e sul retro del disco c’è stampigliato il logo della Code666, le aspettative si fanno ben consistenti.
Quando poi però si legge che il produttore è Axel Wursthorn dei Carnival In Coal (band inconsistente e fumosa per antonomasia) iniziano a venire i primi dubbi, e non dovrebbe essere così, perché in fondo la produzione è buona, però il difetto principale di questo “France” è proprio l’estrema inconsistenza della proposta musicale, troppo frammentata e frammentaria, troppo pretenziosa, spesso ermetica, poche volte efficace, seppure espressività e teatralità talvolta non difettino.
Descrivere le canzoni sarebbe inutile, in quanto qui non c’è omogeneità, quel che si può ricavare da questo disco è il mood che lo permea, che è grottesco e bizzarro, ma allo stesso tempo un mood che lascia con un senso di incompiutezza, soprattutto nella prima parte, mentre le ultime quattro songs sono più consistenti, danno sostanza al disco, pur se, prese singolarmente, portano le stigmate complessive del disco, e quindi ritorniamo al discorso dell’inconclusività, e per alcune potrebbe essere usato il lapidario ed esplicativo “niente di che”, come per “Dark Mummy Cat” o la conclusiva “Love At Last”.
In definitiva devo concludere che a fronte dell’impegnativo ed invitante concept, la band non mostra doti e qualità all’altezza del compito, parlo soprattutto di doti compositive. Il contesto è affascinante, le parti declamate o i samples sono ottimi, quello che manca è la sostanza musicale, sicuramente poco incisiva. Questo disco è una foto sfuocata, un ritratto raffazzonato della società francese.
Tuttavia è pur vero che anche se non ci hanno impressionati, bisogna riconoscere alla band l’attenuante che, in questi casi, i giudizi sono sempre estremamente soggettivi. Magari sono io che non li capisco.
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