Chiariamo subito un punto: questo è un cd per palati fini… Scordatevi chitarre distorte, urla agghiaccianti, batteria rumorosa, e quant’altro affine al metal. Le coordinate sulle quali si muovono gli Hexperos sono quelle della musica da camera, mischiata a un certo tipo di ambient, senza scordare qualche influenza di musica folk, sia nord europea che mediterranea.
Abbandonate le influenze più spiccatamente gothic del suo precedente gruppo (i Gothica, appunto), Alessandra Santovito si butta a capofitto in questa nuova esperienza con Francesco Forgione e una serie di guest musicians che portano nella musica dei nostri arpe, violini, tutto ciò che serve per rendere ancora più ricca e affascinante la proposta del duo. Va da sé che è inutile sottolineare che ci troviamo davanti a due musicisti con la M maiuscola, dalla preparazione classica, quindi consci di cosa stanno scrivendo.
È un disco etereo questo “The garden of the Hesperides”, sono presenti atmosfere rarefatte sulle quali la splendida voce di Alessandra tesse le sue trame oniriche. È la calma l’elemento caratterizzante di questo cd… durante l’ascolto verrete trasportati in una sorta di dimensione parallela nella quale scorderete, per tre quarti d’ora, tutte le bruttezze del mondo che vi circonda, vi imbarcherete in un trip mentale che vi svuoterà la mente dai problemi quotidiani e vi farà stare in pace con voi stessi e con gli altri. Non per niente, come dice la band stessa, la loro è musica “d’amore e di mistero”, esattamente ciò che troverete nelle quattordici tracce del cd. E la cosa che ho apprezzato di più è che nonostante le capacità indiscusse, nonostante i mezzi a loro disposizione (gli amici musicisti di cui sopra), Alessandra e Francesco non hanno voluto strafare, riempiendo il cd di note ed arrangiamenti probabilmente inutili.
È l’essenzialità a farla da padrona: una voce stupenda che in qualche frangente, quando non si lancia in melodie da soprano, mi ha ricordato Loreena McKennit in versione più cupa e decadente, e poco altro… una chitarra acustica piuttosto che un flauto, un’arpa o un violino, niente altro ad accompagnarla… Perfino l’uso delle tastiere è morigerato e mai invadente, e, soprattutto, non fa perdere al cd il suo sapore antico.
Mi sembra superfluo sottolineare come l’ascolto dell’album non sia affatto semplice, e anche come sia quasi esclusivamente consigliato solo agli amanti delle sonorità descritte (a meno che, come detto in apertura, non amiate la MUSICA di un certo livello, al di là dei generi e delle restrizioni stilistiche).
Di sicuro il viaggio nel giardino delle Esperidi il nostro duo ce l’ha fatto compiere, su questo niente da dire. Anche se alle sonorità e alle tematiche mediterranee spesso si affiancano momenti più spiccatamente nordici, fiabeschi, fantasy, come se un popolo di elfi stesse intraprendendo un lungo viaggio attraverso una foresta oscura (forse devo smetterla di leggere Elfquest, eheheh…). E in effetti, a pensarci bene, non vedrei male le musiche degli Hexperos inserite in una colonna sonora, tanto riescono ad essere suggestive e “descrittive”.
Unico piccolo neo il leggero calo di tensione che si ha verso la fine del cd, forse un paio di brani in meno avrebbero giovato alla riuscita del lavoro. Ma si tratta, appunto, di voler cercare il pelo nell’uovo, perché effettivamente “The garden of the Hesperides” è un gran bel cd, bel vanto per la nostra nazione, abituata così tanto all’esterofilia (non è un caso che, se mi chiedeste di fare dei nomi, a parte i francesi Elend farei quelli degli italianissimi Ataraxia o dei Ensemble Micrologus, per alcune sperimentazioni più marcatamente medievali). Per una volta possiamo goderci un cd splendido e tutto made in Italy, il che per me non è poco.
Come avrete notato ho volutamente evitato un track by track, proprio perché il viaggio va compiuto dall’inizio alla fine, senza intervalli o interruzioni, e la riuscita del cd è dovuta a ogni singola composizione, anche se è impossibile non ammettere che ci sono due o tre episodi al di sopra della media, ma starà a voi scoprire quali e soprattutto starà a voi capire quali dei quattordici brani riuscirà più di altri a toccare le vostre emozioni. Musica colta, musica d’autore per palati fini…
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