Gli svizzeri Sybreed giungono al secondo full-lenght, dopo “Slave Design” del 2004, e non si peritano di nascondere le loro influenze, le quali, già dopo pochi secondi dell’iniziale “Emma 0”, balzano all’occhio, figlie come sono della fusione tra industrial e metal che trova nei Fear Factory e nei Meshuggah i capostipiti, e nei Mnemic, Textures e Raunchy validi epigoni.
Caratteristica principale del metal futuribile dei Sybreed è il massiccio uso della melodia, la quale edulcora sovente i patterns ritmici quadrati e cibernetici, mediando l’impatto in maniera consistente. Il che, dal mio punto di vista, è certamente negativo, o quantomeno non è un motivo di vanto.
A ciò bisogna aggiungere che il songwriting sebbene ottimo per quanto riguarda la parte industrial e i synths, per quanto riguarda la parte metallica è un po’ troppo piatto, quasi mai la band è capace di fare un break degno di nota che ridesti l’attenzione dell’ascoltatore.
Anche le songs più violente, tipo “Dynamic” risentono di uno screaming del singer non efficace al 100%, laddove sarebbe stato meglio usare un massiccio growl.
Alla lunga il disco pecca anche di prolissità, con i suoi 57 minuti, decisamente troppi.
In definitiva quindi parliamo di un disco che, seppure con una buona produzione, ha tanti piccoli difetti, e come diceva Totò “
E’ la somma che fa il totale”.
Il totale di questo “Antares” è un disco sufficiente, che guadagna mezzo voto in più solo grazie alla conclusiva “Ethernity”, canzone davvero molto bella, progressiva, space metal di alto livello.
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