Ecco un disco che ha tutte, ma dico proprio tutte le caratteristiche per farmi impazzire! Quali sono? Innanzitutto, ovviamente la musica: un solido hard rock dal mood tipicamente inglese, che sconfina a volte nell'heavy metal più classico e che "puzza" di anni ottanta lontano un miglio! Le nove canzoni sono tutte sostenute alla grande dal quadrato e roccioso drumming di Bobby Rondinelli (tenutario del progetto e già con leggende quali Rainbow, Black Sabbath, Quiet Riot, Doro e Blue Oyster Cult...), ed infarcite di corpose parti strumentali (non virtuosismi attenzione!) che suonano come un sommo piacere all'orecchio di coloro che amano questa musica. Quando poi entra il cantato chi troviamo a declamare liriche degne del miglior metal ottantiano? Niente meno che Tony "The Cat" Martin, anche lui un illustre ex del Sabba Nero e per me una delle migliori ugole del rock duro (basta pensare agli ottimi lavori pubblicati con i The Cage di Dario Mollo). Cosa si può desiderare di più? Beh, si potrebbero desiderare (a parte il classico lucano) dei validi brani di scuola Purple come la convincente opener "Naughty Dragon", che più classica non si può, la rainbowiana "Dawn", la terremotante "It's A Lie", che inizia con un potente intro di batteria di Bobby (altro che power e doppia cassa), per poi tramutarsi in un incalzante perla hard rock. "The Meaning Of Evil" è un up tempo micidiale, qui è la voce di Tony a scandire il tempo con acrobazie vocali degne del gotha del rock e a doppiare gli svolazzi vocali di Martin ci pensa l'altro Rondinelli, Teddy, che sebbene meno conosciuto dimostra di essere un talentuoso musicista sempre pronto a dispensare pregevoli interventi alla chitarra (e fra le note di copertina sciorina un curriculum vitae altrettanto corposo). "Midnight Hour" è il pezzo più sabbathiano del lotto, un mid tempo di quelli che ti stendono per tiro e potenza: mettetegli delle chitarre più gravi e la voce di Ozzy e potrebbe essere tranquillamente un estratto di "Master Of Reality". "Find The One" è ancora una volta un pezzo ultraclassico, compresso fra le atmosfere dei Black Sabbath, il feeling dei Deep Purple e quel tocco di eoicità oscura alla Rainbow. Mi sembra inutile stare ancora a descrivervi le ultime tre tracce "Bulls Eye", "Time" e la title-track, sappiate che se nel duemilatre c'è ancora gente come questa che scrive musica del genere il tutto vorrà pur dire qualcosa... Alla faccia di chi dice che il rock è morto! Il senso della musica che tanto amiamo sta tutta qui, in album come "Our Cross - Our Sins" e nei protagonisti che l'hanno scritto e suonato, gente che vive per vivere la musica.
P.S. Meritano una particolare menzione lo stupendo artwork ad opera di Eric Philippe e, per i lettori bassisti, è una goduria sentire il groove sprigionato dal basso di Neil Murray, uno che sa cosa vuol dire suonare il quattro corde in una rock band.
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