E così dopo sei anni di attività anche i thrashcorers Shock Troopers arrivano al full length… Certo non si tratta di un debutto in pompa magna, visto che è un lavoro autoprodotto e che in realtà si tratta della riproposizione di tutti i brani già apparsi sul “Promo 2006”, ma questo poco importa. Quello che conta è la musica, e nel caso degli Shock Troopers aggiungerei anche l’attitudine. Già, perché fin da quando prenderete in mano il loro cd capirete subito con chi state avendo a che fare e farete un balzo temporale di almeno venti anni, quando gruppi come i Suicidal Tendencies spadroneggiavano. Copertina in bianco e nero, classico collage di foto all’interno, logo vecchio stile, tutto nel gruppo rimanda all’epoca d’oro del thrash metal e più in particolare del thrashcore.
Voi direte: si ok, la copertina, ma la musica? Beh, mi sembra superfluo dire che anche per quanto riguarda la proposta musicale il gruppo di Palermo è saldamente ancorato a quanto descritto fin’ora. Quindi, prima di andare avanti con la recensione, se non siete amanti di quel tipo di sonorità potete anche smettere di leggere, questo è un cd diretto principalmente ai thrash maniacs o più semplicemente agli amanti delle vecchie sonorità eighties.
Si parte subito in quarta con “Reason for your war” e sono i Sepultura e gli S.O.D. a fare capolino tra i riff del pezzo, forse in maniera anche un po’ troppo evidente, e si continua poi a pestare duro con la title track, ed è qui che iniziano a spuntare fuori più prepotentemente le influenze hardcore della band, soprattutto in prossimità del ritornello. Influenze che forse trovano il loro massimo nella successiva “Goodbye liver”, sicuramente il pezzo migliore del disco, una mazzata thrashcore come non si sentiva da tempo ormai… Niente cali con “Allowed submission”, violenta e veloce, mentre con “Slave of state” tornano un po’ le sonorità Cavalera. È un’altra citazione da film ad aprire “O.P.A.”, anche se è la successiva “Brainsucker” a colpire per la sua violenza e la sua furia hardcore. Ci avviamo quasi alla conclusione di questo come back negli eighties con “Nothing remains”, che dopo un inizio semi melodico che quasi inganna torna sui soliti binari e corre all’impazzata, mentre tocca a “Stranglehold” chiudere questo lavoro, e spuntano fuori perfino sonorità psychobilly nei primi secondi della song.
Cosa altro aggiungere, da quando ho scoperto gli Shock Troopers su Myspace qualche mese fa ho aggiunto un altro tassello al puzzle thrashcore che piano piano sta prendendo forma nell’ultimo periodo. Lo so che il loro posto è nell’underground e forse è meglio così, però nonostante ciò gli Shock Troopers meritano il giusto riconoscimento. In fondo non hanno niente da invidiare a band molto più note di loro solo perché magari americane. Dalla Sicilia con furore e con una cazzimma incredibile… MOSH!!
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