Prosegue la vena di riscoperta delle sue origini di nativo americano John West. Dopo il costume da tipico indiano che campeggiava su "Earth Maker", ultimo lavoro solista di West, un bel tatanka fa capolino sulla front cover di "New Discovery", ultimo ed ennesimo bel lavoro dei "suoi" Artension. Dico ennesimo perchè ormai sembra una consuetudine per la band americana sfornare ottimi lavori, ma che, vuoi per un motivo, vuoi per l'altro non c'entrano mai il colpo grosso. lo stesso discorso vale per "New Discovery". Nove tracce (di cui una, "Endless Days" presente anche nel formato radio edit) formalmente perfette, ma che, forse proprio per l'eccessiva perfezione formale ed una produzione un pò sottotono non lasciano il segno. Un altro appunto che si può fare alla band è quello di essere troppo dipendente dalle tastiere di Vitalij Kuprij, il suo (e quello di tanti altri) modo di suonare ha ormai stufato, così come i suoni iutilizzati per i soli, strasfruttati ormai anche dai suoi epigoni in campo cheesy power. Chiuso il capitolo difetti possiamo passare ai pregi, che sono naturalmente parecchi per un band dall'esperienza degli Artension, le melodie ad esempio, pur rimanendo nell'ambito classico e non cercando nulla di nuovo sono efficaci (leggasi "New Discovery" e "Remember My Name"). Altro punto a favore è John West, un singer dalle grandi potenzialità espressive, anche se in questo caso mi è sembrato un po' giù di tono, come se fossi quasi "stretto" fra le note del pentagramma. Un bell'hammond spunta fra le note iniziali di "Innocence Lost", a mio avviso una delle canzoni più belle dell'album, dove c'è ampio spazio per le spaziali doti tecniche del gruppo (da sempre uno degli ensemble più dotati della scena prog). Il basso di Kevin Chown introduce "The Last Survivor", traccia che procede sulla falsariga della precedente, con duelli strumentali all'ultima nota e refrain molto melodici inframezzati da stacchi precisi e ficcanti. Molto belle come da tradizione Artension le ballads, e la gemma in questo caso ha il nome di "Endless Days" (che gareggia direttamente con "Soul To Soul" presente su "Earth Maker") e devo confessare che uno dei motivi principali del voto che leggete sotto sono proprio i sette minuti di "Endless Days". "Hearts Are Broken" è un mid tempo solenne, con un West che finalmente fa vedere di che pasta è fatto e si libera dell'imbrigliatura che si notava nei primi brani, questo è il terreno nel quale risalta maggiormente la sua voce e nel quale gli Artension si esprimono al massimo. "Symphonic Expedition" è l'immancabile fuga strumentale ultratecnica a base di... Kuprij! Assoluti mattatori risultano infatti il keyboards god di origini russe ed il tellurico "Iron" Mike Terrana. Nulla di memorabile comunque. "Call Of The Wild" e "Story Teller" sono gli ultimi due perfetti esercizi di stile, prima che la radio edit, sensibilmente più corta, di "Endless Days" ponga fine a "New Discovery", ma...Come ghost-track troviamo un interludio pianistico di Vitalij della durata di soli due minuti, che ci delizia con il suo incredibile tocco da concertista classico, giusto punteggiato da una chitarra acustica. Ed è un secondo buon mortivo per il voto che vedete qui sotto. Forse sarà una "nuova scoperta" per gli Artension, ma per noi ascoltatori altro non è che una buona conferma dei pregi e dei difetti del supergruppo. Chi ha orecchie per intendere intenda.
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