L’attuale inflazione di rientri sulle scene, in aggiunta alla tempesta di ristampe di qualsivoglia microscopica formazione, ha perlomeno il pregio di farmi ringiovanire mentalmente di vent’anni.
Solo per citare i più recenti, mi sono occupato personalmente della rievocazione dall’oblio del tempo di Witchfynde, Rose Tattoo, Exene Cervenka, Moxy, King Kobra, nonché di un numero impressionante di vecchi dischi riproposti con la dicitura di “imperdibile opera”,”classico di ogni tempo”,”album fondamentale”, e così via. Purtroppo non è sempre esattamente la verità, molte reunion sembrano più che altro un passatempo geriatrico e le ristampe “imperdibili” giacciono coperte di polvere negli scaffali dei negozi.
Dopo questa amara e forse stucchevole introduzione sappiate che stavolta tocca ai Nasty Savage.
Ero un adolescente quando acquistai il loro debutto omonimo, un vinile che forse oggi varrà qualcosa nell’ambito del collezionismo. Il loro era un nome molto chiacchierato in campo thrash metal, le loro quotazioni in subitanea ascesa rimbalzavano dagli States, si dicevano meraviglie delle loro esibizioni live durante le quali Nasty Ronnie si martoriava il petto fracassando televisori ed infliggendosi ferite, in un apoteosi di metal, sangue e violenza. Roba che oggi magari suscita sorrisetti ironici ma che all’epoca faceva effetto e scatenava interesse. Il disco, sono sincero, fu una mezza delusione. Thrash Americano prima maniera ma limitato in potenza, decisione ed originalità, nettamente inferiore a formazioni contemporanee quali Metallica, Slayer, Megadeth, Exodus, Voivod, e questo ci poteva stare, ma nemmeno al livello di gruppi di seconda fascia come Abbatoir, Possessed, Dark Angel, Zoetrope, e questo è più grave.
Probabilmente i N.S. non furono in grado di trasferire su disco l’attitudine selvaggia esibita sul palco ed il risultato fu un accoglienza alquanto fredda al loro primo lavoro. Nessun miglioramento neanche in seguito, anzi i dischi successivi ottennero ancora meno riscontro e lentamente l’interesse del pubblico venne totalmente a mancare, fino allo scioglimento avvenuto nel 1989.
Chi ha avuto pazienza di sciropparsi la vita dei N.S. ora vorrà notizie su questo nuovo lavoro che segue a distanza di 13 anni l’ultimo “Penetration point”. Si tratta di un mini-cd, in pratica un antipasto che prelude ad un vero nuovo album previsto per quest’estate. C’è un particolare interesse storico in “Wage of mayhem”, perché sono state reincise le quattro canzoni che costituivano il primo demo della band, alle quali si aggiungono due brani nuovi di zecca. Parliamo quindi di thrash realmente old-style, che potrebbe ottenere più successo oggi di allora, viste le numerose e non sempre gradevoli mutazioni subite da questo stile nel tempo. La formazione della Florida si ripresenta con la line-up originale e non cambia una virgola delle sue caratteristiche. Gli inconfondibili acuti di Ronnie tornano a colpire per nulla attenuati dalla lunga inattività, la band si mostra vogliosa e determinata a rientrare con prepotenza nel giro, “Sardonic mosiac” e “Wage of mayhem”, i nuovi brani, sono due martelli cadenzati non troppo originali ma di buon spessore. Forse restano ancora più efficaci le vecchie tracce, tra le quali spiccano “Savage desire” dal tiro rapido e “speed” alimentato da un solismo furioso, e la famosa “XXX” che finì nel mirino della censura bacchettona Usa e rimane uno degli episodi più classici della formazione.
In sostanza un prodotto valido per chi ama il thrash anni ’80, per un gruppo che non ha mai fatto gridare al miracolo ma che ai nostri giorni potrà ottenere interesse grazie al suo stile tradizionale e coerente con il proprio passato. Ed ora attendiamo il nuovo album facendo previsioni su quale band sarà la prossima a ritornare in attività….
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