E' sufficiente prendere i titoli di due delle canzoni che fanno parte del nuovo album degli Ultimatum, band statunitense in attività dai primi anni '90, per inquadrarli. Questo compito spetta rispettivamente a "One for All" ed a "Into the Pit", se poi aggiungiamo che a metà della tracklist piazzano la cover di "Wrathchild", tutto è ancora più chiaro: la loro Fede Cristiana (scorrendone il testo è evidente come non vi sia alcun richiamo ai Raven), il Thrash Metal (il titolo ricorda i Testament ma i punti di riferimento sono piuttosto gli Overkill, gli Anthrax ed i Pantera), ed anche il giusto omaggio ai mostri sacri del metal (si tratta di una cover del classico dei Maiden).
Le grezze "One for All" ed "Exonerate" aprono l'album su ritmiche ben scandite sulla quale si staglia la voce abrasiva di Scott Waters, il quale mi ricorda Blaine Cook (ex vocalist dei The Accüsed) anche se poi non rinuncia ad alcuni passaggi growleggianti.
Le prime novità si delineano con la più cadenzata "Blood Covenant", caratterizzata da un buon guitarwork e da un pizzico di melodia, e quindi con la titletrack, un discreto brano strumentale nello stile dei Metallica (tra "Orion" e "One").
Quando scocca l'ora di "Wrathchild", drizzo le antenne, ma quello che capto non va oltre ad un onesto rifacimento in chiave thrash di un caposaldo dell'Heavy Metal.
E, infatti, gli Ultimatum si confermano come una band onesta e dignitosa, coerente con le proprie convinzioni, musicale e non, ma che non è ancora in grado di fare la differenza.
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