Copertina 7

Info

Anno di uscita:2008
Durata:39 min.
Etichetta:Trustkill
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. RUSH HOUR, BABY
  2. BACK FROM THE DEAD
  3. RAMBLE DOWN
  4. JUICE MAN
  5. WILD CHILD
  6. BAD LOVIN’ NEVER FELT SO GOOD
  7. HAIR OF THE DOG
  8. BITE MY TONGUE
  9. BREAKOUT
  10. SHUT MY MOUTH

Line up

  • Matt Tanner: vocals, guitar
  • Neil Warren: guitar
  • Jason Krutzky: drums
  • Champ Champagne: bass

Voto medio utenti

Tanto hard-blues e un pizzico di street, alimentati da quella classica “calura” sudista ereditata dalla loro discendenza geografica (i nostri sono di Atlanta), ecco cosa troverete in “Three legs trouble”, il debutto degli StoneRider per la Trustkill Records.
Non si tratta di un refuso, è proprio una delle etichette maggiormente note nell’ambito hardcore / metalcore a licenziare questo bel dischetto di hard-rock “classico”, evidentemente stimolata da una necessità di differenziare il proprio roster o forse anch’essa interessata, volendo essere un po’ più “cattivelli”, a tentare di salire su quel “carro” apparentemente vincente del ritorno in auge di un certo suono oggi definito “vintage”.
Sia come vuol essere, gli americani dimostrano di essere un’ottima band, con la giusta vocazione e una considerevole conoscenza della “tradizione” e li potremmo sommariamente definire come una sorta di crocevia tra i primi Buckcherry, i Tishamingo e i Wolfmother, identificando in questo modo, con un’operazione di “traslazione” alla rovescia, un nutrito elenco di “maestri” ormai talmente “inflazionati” da rendere praticamente inutile la loro dettagliata citazione.
O meglio, di tali numi tutelari sarò “costretto” a menzionarne almeno uno, i Nazareth, dal momento che i nostri decidono di coverizzare con dovizia e forza espressiva uno dei loro indimenticabili “cavalli di battaglia”, quella “Hair of the dog”, ancora capace di procurare benefiche scosse di adrenalina a chi ama questa “vecchia roba”.
Come forse già sapete, io sono proprio uno di questi, e, pur essendo istintivamente refrattario a qualunque forma di moda, non posso che gradire il trend che sembra voler riscoprire questo modo di suonare il rock ‘n’ roll, soprattutto se ci consente, tornando esplicitamente al giudizio sulla prova dei protagonisti di questa disamina, di apprezzare gruppi come gli StoneRider, piuttosto credibili nel loro ruolo d’epigoni di un genere (per me) immortale e pure sufficientemente “freschi” da non risultare eccessivamente artefatti nella loro esibizione.
Ne escono una quarantina di minuti piuttosto coinvolgenti, ruvidi e intensi, fatti di grossi e irresistibili riff, assoli semplici e ficcanti, ritmiche avvolgenti e poderose e di una voce che proprio dal sud degli Stati Uniti sembra aver mutuato ardore e schiettezza (ascoltare “Juicy man”, “Wild child” e “Bad lovin’ never so good”, per referenze immediate!).
Forse non avranno il successo di qualche loro fortunato collega, ma gli StoneRider meritano sicuramente l’attenzione di quelli che considerano questa musica una faccenda “senza tempo” e sanno ancora apprezzare chi è in grado di tenerne alto il “nome” con genuinità e competenza.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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