Tre buoni episodi (dall'ottimo al godibile), un disco deludente ed uno pessimo.
Questo il cammino fino ad oggi dei
Children of Bodom agli occhi del sottoscritto, che li esaltava in tempi non sospetti in occasione del debutto di "
Something Wild" e dello stupefacente successivo "
Hatebreeder". La magia sembra essersi presto perduta e sebbene abbia avuto buoni responsi da critica e pubblico non riesco a capacitarmi di come un album penoso come "
Are You Dead Yet?" possa essere rimasto nel cuore di molti fans della band capitanata di
Alexi Laiho, a volte addirittura incensato più dei primi lavori.
Sebbene non sia magari riscontrabile attraverso i credits, sembra evidente che l'uscita dalla formazione del chitarrista cicciobomba
Alexander Kuoppala abbia coinciso con un impoverimento verticale del songwriting, che appare oggi davvero spompato e privo di quelle idee ed arrangiamenti che avevano fatto le fortune dei COB.
Cosa dire quindi oggi di "
Blooddrunk"? Purtroppo non rappresenta una sorpresa positiva.
Un miglioramento rispetto al penoso precedente capitolo c'è stato, ma fare di peggio sarebbe stato un compito ben arduo: per fortuna generalmente mancano quegli straziosissimi mid-tempos senza capo nè coda che affliggevano "Are You Dead Yet?", lo stile del disco è vagamente più aggressivo ed aggrappato al passato, ma l'ispirazione latita, e non poco.
E' sufficiente dare un ascolto alla title-track, che dovrebbe un po' rappresentare in breve l'essenza del disco, per rimanere impietriti di fronte alla mediocrità della composizione, e la situazione non migliora affatto con la successiva "
Lobodomy", che lascia sconcertati fin dal risibile titolo.
Non parliamo poi del brano che era stato anticipato via internet tramite il myspace della band, ovvero "
Banned From Heaven", che ritorna a quei melensissimi e noiosi ritmi super melodici di una pochezza disarmante, ma purtroppo lo stesso problema emerge, se vogliamo anche in una forma ancor più preoccupante, nei brani più sparati e cattivi, come la conclusiva "
Roadkill Morning", che una volta terminati lasciano davvero poco nella testa di chi ascolta e che danno l'impressione, ma questo ce lo dirà solo il tempo, di avere una longevità che non superi il mese di durata.
Di buono rimane la produzione, un paio di brani che si lasciano apprezzare ma che una volta sarebbero stati il punto debole di un disco, e poco, pochissimo altro.
Che dire?
Abbiamo sempre più l'impressione che lo status del fan medio dei Children of Bodom, oltre al fatto di avere un'età media sempre più bassa che va sfiorando la pubertà, si avvicini sempre di più, facendo le ovvie proporzioni, a quello di Iron Maiden, Metallica o Dream Theater: ogni disco è sicuramente bellissimo, interessantissimo, innovativissimo in quanto è stato fatto da loro, e quindi non si discute.
Abbiamo il dovere di ricordarvi che non è così.
Consigliato (ovviamente) a tutti i fans, è un disco stupendo!
Per tutti gli altri, lasciate decisamente perdere.