Bella mossa commerciale: ristampare, nel 2008, un disco uscito nel 2005 che era una riedizione di un disco uscito nel 1987!!! Forte! E... a che pro, di grazia?
Gli statunitensi
Whitecross suonano del genuino chistian rock, molto pompato ed energico, dove la fa da padrone la chitarra di
Rex Carroll, autentico mainman della band, il cui stile da shredder anni '80 me lo avvicina un pò ad Adrian Vandenberg, un pò al primo Satriani o al Vai di "Slip of the Tongue", un pò a certe cose di Vinnie Moore.
Il disco, come già detto, è una re-incisione del primo successo della band, chiamato allora
"Whitecross", e nel 2005 rinominato, appunto,
"Nineteen Eighty Seven". 9 tracce, più due bonus tracks, più altre 4 tracce 'nascoste', che poi altro non sono se non outtakes di studio, buoni più per collezionisti che per la cronaca di un disco.
In buona sostanza, amici ed amiche: questo disco, pur godibilissimo, è un prodotto veccchio e ripresentato per la seconda volta, scuramente con una buona produzione, ma stento a capire la mossa commerciale. A volte, il naturale declino di una band viene solo infangato, da certi mezzucci...
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