Ok, i dischi successivi alla reunion erano buoni... discreti... beh, diciamo pure che potevano piacere solo ai nostalgici come me e tutti quelli che non aspettavamo altro se non un ritorno sulle scene di Mark "The Shark" Shelton e di una delle epic metal band migliori di sempre.
"Atlantis Rising" si rivelava comunque piacevole, e non poteva lasciarci indifferente risentire quel tocco unico alla chitarra e quei passaggi atmosferici, malinconici e dannatamente epici che solo la band di Wichita, Kansas, aveva saputo creare negli Eighties.
Nel 2008, i Manilla Road ritornano, e lo fanno niente meno che con la nostrana My Graveyard Production e con un disco, "Voyager" che spazza via sia "Spiral Castle" che "Atlantis Rising" e che riesce a competere con i capolavori del passato.
Prima di tutto c'è da dire che alla voce troviamo niente meno che lo stesso Mark Shelton, dato che il suo "clone" Hellroadie non ha registrato le parti vocali dell'album e si occuperà solo dell'aspetto live.
La voce di Mark non è quella di un tempo, è grave, consumata da una vita vissuta per davvero, ma è ancora in grado di scuoterci dentro come nel passato.
Le atmosfere che permeano questo "Voyager" sono plumbee, epiche, malinconiche e trascinanti come lo furono in "Open the Gates" o "The Deluge"; impossibile non commuoversi sul refrain di "Blood Eagle" o sulla struggente “Totentaz".
"Voyager" è un lavoro grandioso e non me l'aspettavo per niente. Mi sarei atteso un buon album, piacevole ma non irresistibile come tutta la produzione dal 2001 in avanti.
E invece questo è il disco epic dell'anno, o forse degli ultimi dieci anni dato che l'unico in grado di competere, vale a dire il buon vecchio Kenny Powell, con i suoi Omen non sforna musica decente da tempo immemore. Da avere assolutamente. Up the Hammers!
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?