Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2008
Durata:non disponibile
Etichetta:My Graveyard
Distribuzione:n.d.

Tracklist

  1. TOMB OF THE SERPENT KING / BUTCHERS OF THE SEA
  2. FROST AND FIRE
  3. TREE OF LIFE
  4. BLOOD EAGLE
  5. VOYAGER
  6. EYE OF THE STORM
  7. RETURN OF THE SERPENT KING
  8. CONQUEST
  9. TOTENTANZ (THE DANCE OF DEATH)

Line up

  • Mark “Shark” Shelton: vocals, guitars
  • Harvey ”Crow” Patrick: bass
  • Cory “Hardcore” Christner: drums

Voto medio utenti

Ok, i dischi successivi alla reunion erano buoni... discreti... beh, diciamo pure che potevano piacere solo ai nostalgici come me e tutti quelli che non aspettavamo altro se non un ritorno sulle scene di Mark "The Shark" Shelton e di una delle epic metal band migliori di sempre.
"Atlantis Rising" si rivelava comunque piacevole, e non poteva lasciarci indifferente risentire quel tocco unico alla chitarra e quei passaggi atmosferici, malinconici e dannatamente epici che solo la band di Wichita, Kansas, aveva saputo creare negli Eighties.
Nel 2008, i Manilla Road ritornano, e lo fanno niente meno che con la nostrana My Graveyard Production e con un disco, "Voyager" che spazza via sia "Spiral Castle" che "Atlantis Rising" e che riesce a competere con i capolavori del passato.
Prima di tutto c'è da dire che alla voce troviamo niente meno che lo stesso Mark Shelton, dato che il suo "clone" Hellroadie non ha registrato le parti vocali dell'album e si occuperà solo dell'aspetto live.
La voce di Mark non è quella di un tempo, è grave, consumata da una vita vissuta per davvero, ma è ancora in grado di scuoterci dentro come nel passato.
Le atmosfere che permeano questo "Voyager" sono plumbee, epiche, malinconiche e trascinanti come lo furono in "Open the Gates" o "The Deluge"; impossibile non commuoversi sul refrain di "Blood Eagle" o sulla struggente “Totentaz".
"Voyager" è un lavoro grandioso e non me l'aspettavo per niente. Mi sarei atteso un buon album, piacevole ma non irresistibile come tutta la produzione dal 2001 in avanti.
E invece questo è il disco epic dell'anno, o forse degli ultimi dieci anni dato che l'unico in grado di competere, vale a dire il buon vecchio Kenny Powell, con i suoi Omen non sforna musica decente da tempo immemore. Da avere assolutamente. Up the Hammers!
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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