Pur essendo un fan dei Dream Theater di lunghissimo corso, devo confessare di non aver mai potuto apprezzare fino in fondo l'esordio discografico della band di New York. Non tanto per la qualità delle canzoni, essendo "When Dream and Day Unite" un eccellente album, piuttosto per la prestazione vocale di Charlie Dominici: da questo punto di vista, per quel che riguarda il sottoscritto, l'ingresso di James LaBrie nel gruppo ha cambiato completamente le carte in tavola.
E' quindi quantomeno bizzarro riascoltare, dopo più di quindici anni, la voce di Charlie Dominici in un contesto Progressive Metal, e benchè il buon Charlie non abbia trascorso questo periodo ad affinare le sue doti vocali su un palco, trovando la sua dimensione nell'onesto mestiere di venditore d'auto, devo ammettere che dal punto di vista vocale Dominici è cresciuto moltissimo rispetto agli esordi dei Dream Theater. Come il buon vino, Charlie è decisamente migliorato col passare degli anni.
E' stata proprio la celebrazione dei quindici anni di carriera dei Dream Theater a dare a Dominici l'occasione di esibirsi di nuovo di fronte ad una platea di una certa importanza, e le cose sono andate così bene da convincere la InsideOut a mettere sotto contratto Dominici. Con "O3: A Trilogy, Part Three" si conclude la trilogia che ha segnato la rinascita artistica del singer di Brooklyn, un album che viene pubblicato dopo poco più di un anno dall'uscita della seconda parte e che da' una conclusione alle vicende narrate da questo concept, incentrato sulle vicende di un terrorista a cui viene assegnato il compito di distruggere il mondo.
La line-up che accompagnava Dominici su "O2: A Trilogy, Part Two" è stata confermata in toto per il nuovo album, con lo svizzero Brian Maillard alla chitarra, suo fratello Yan alla batteria, Riccardo Atzeni al basso e Americo Rigoldi alle tastiere. Dal punto di vista musicale il nuovo lavoro dei Dominici non presenta molte novità rispetto al disco precedente, sempre un Progressive Metal abbastanza "classico" caratterizzato da un elevato tasso di melodia, molte parti strumentali che mettono in evidenza le buone capacità tecniche dei musicisti coinvolti, senza però neanche avvicinarsi alle vorticose fughe strumentali tipiche dello stile dei Dream Theater.
Purtroppo non ho trovato questo nuovo album particolarmente appagante dal punto di vista puramente compositivo, e sinceramente dopo numerosi ascolti si fa fatica a ricordare anche solo un ritornello o una melodia di questo platter. Consigliato soltanto ai die-hard fan di Dominici e dei Dream Theater!
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