Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2003
Durata:76 min.
Etichetta:Sony
Distribuzione:Sony

Tracklist

  1. BRUISE UPON THE SILENT MOON
  2. THE PROMISE OF FEVER
  3. HURT AND VIRTUE
  4. AN ENEMY LED THE TEMPEST
  5. DAMNED IN ANY LANGUAGE (A PLAGUE ON WORDS)
  6. BETTER TO REIGN HELL
  7. SERPENT TONGUE
  8. CARRION
  9. THE MORDANT LIQUOR OF TEARS
  10. PRESENTS FROM THE POISON HEARTED
  11. DOBERMAN PHARAOH
  12. BABALON A.D. (SO GLAD FOR THE MADNESS)
  13. A SCARLET WITCH LIT THE SEASON
  14. MANNEQUIN
  15. THANK GOD FOR THE SUFFERING
  16. THE SMOKE OF HER BURNING
  17. END OF DAZE

Line up

  • Dani Filth: vocals
  • Adrian Erlandsson: drums
  • Paul Allender: guitars
  • Martin Powell: keyboards
  • Dave Pybus: bass

Voto medio utenti

Dopo caterve di mini cd, raccolte, live e quant'altro, i succhiasangue più famosi d'Inghilterra tornano sulle scene con un attesissimo nuovo album, il primo pubblicato per la colossale label Sony, che si presenta estremamente ricco ed ambizioso sia sotto il punto di vista musicale, non a caso le parti orchestrali sono state affidate alla Hungarian Film orchestra, che lirico. L'ambizioso concept di "Damnation And A Day", lungo ben 17 brani, prende infatti spunto dalla Bibbia, analizzandone le varie figure e fornendo una personale interpretazione piuttosto meditata e lontana da infantili estremismi. Musicalmente i Cradle Of Filth stupiscono coloro i quali, perplessi dall'entrata della band nel rooster Sony, avevano previsto una volontà di maggior apertura verso un pubblico extra-metal tramite un estremo ammorbidimento del sound. Ebbene, abbandonate qualsiasi tipo di velleità elettroniche, i Cradle Of Filth dimostrano di voler portare avanti il proprio processo di ritorno alle radici iniziato con l'ottimo "Midian": questa volta, nonostante la vena sinfonica della band sia accentuata, le aperture verso il metal classico ed il thrash tipicamente anni '80 sono innegabili, senza dimenticare alcune venature death sempre ben in evidenza. "Ed il black metal che fine ha fatto?" si domanderà qualcuno di voi… quello stile non fa più parte del bagaglio della formazione da molto tempo e "Damnation And A Day" ribadisce ulteriormente questo concetto, allo stato attuale solo le ruvide vocals di Dani, finalmente autore di una performance equilibrata, svolta in funzione della musica e non del virtuosismo personale, ricordano la militanza della band albionica in quel movimento. Poco male perché brani come "Serpent Tongue" e "The Promise Of Fever" mostrano un songwriting maturo, in grado di miscelare potenza e melodia senza (quasi) mai risultare pacchiano. "Mannequin" funge da perfetto esempio di quanto detto: su un riffing roccioso, moderno ed incisivo vengono ritagliate delle parti di voce femminile dalla chiara influenza gothic, il tutto attuato senza snaturare la personalità del combo. Stranamente il brano scelto per il primo video, "Babalond A.D", risulta essere uno dei punti deboli del disco, soprattutto a causa di una struttura e di melodie assolutamente banali e di second'ordine, nulla che vedere con "Hurt And Virtue", probabilmente il climax dell'intera opera, una canzone destinata a diventare in breve tempo un classico nei live show della band. "Damnation And A Day" non risulta uno di quegli album che vivono grazie a qualche hit: anche a causa della complessità del concept trattato, infatti, la musica del disco si presta ad essere affrontata in maniera unitaria, valorizzando in questo modo le splendide e decadenti atmosfere generate dai Cradle Of Filth e crescendo ascolto dopo ascolto. L'unica pecca degna di nota è da riscontare in una produzione che avrebbe potuto essere curata meglio, soprattutto considerando l'enorme budget messo a disposizione del combo. Il sound conseguito, infatti, smussa notevolmente le parti più aggressive del lavoro dando ampio spazio alle onnipresenti tastiere, penalizzando parecchio le partiture di chitarra e rendendo il risultato finale troppo fluido e "morbido". Parliamo comunque di una critica fortemente soggettiva, che molti potrebbero trovare opinabile. La band capitanata da Dani Filth, quindi, conferma con i fatti il proprio ruolo di leader nella scena musicale estrema, sfornando un disco impeccabile, molto più "metal" di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi, che non avrà problemi a bissare il successo dei propri predecessori.
Recensione a cura di Francesco 'HWQ' Bucci

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