Copertina 9

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2008
Durata:57 min.
Etichetta:Inside Out
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE PERFECT SYMMETRY
  2. SHINE
  3. SAPPHIRE
  4. NAIVE
  5. UNSPOKEN
  6. TEMPLE
  7. EMPIRE
  8. SAND

Line up

  • Nicholas Chapel: all instruments

Voto medio utenti

Attenzione! Attenzione! Superdebutto in arrivo!
Allora, enfasi a parte, i presuposti per un album di altro livello c'erano tutti, nonostante una band all'esordio. Quante band, all'esordio, possono vantare di essere incensate da nientepopodimenochè Steven Wilson? Il deus ex machina dei Porcupine Tree ha infatti descritto questo Building An Empire come segue: "Uno dei migliori debut album che abbia mai ascoltato; le dinamiche della musica lasciano senza fiato. Un must per tutti coloro che apprezzano l’ arte di suonare musica epica ed ambiziosa nel 21° secolo.". Ora, forse il buon Wilson esagera un pochino, ma effettivamente i Demians, o meglio Nicholas Chapel, visto che fa tutto lui, ha indubbiamente talento.

Prog rock di classe cristallina, questo è il contenuto di questo album. La musica è libera da ogni schema e permette all'Arte di sublimarsi in otto tracce liquide, scorrevoli, coerenti nella loro mutevolezza. Atmosfere oniriche, intimismo esasperato, talvolta lacerato dalla brutalità... mi rendo conto che risulta impossibile descrivere questa musica in termini banali, quando ci si trova davanti a un prodotto cosi compiuto che riesce con le sue atmosfere a toccare l'anima è impossibile banalizzarlo. Questo album rappresenta, per chi ama il genere, un prendersi una pausa per stare solo con stessi e le proprie emozioni. Magari vagando e osservando i paesaggi che si susseguono.

Grazie alla libertà compositiva che si prende il talentuoso francese, su questo album troviamo tutte le anime del genere, dalle canzoni con tutti i crismi del prog rock come la conclusiva ed epica Sand (ben 16 minuti di canzone), fino alla potenziale hit da radio (Naive) passando per tutte le vie di mezzo. Il punto forte di questa musica è l'atmosfera, il suo lato ambient, che prende per mano l'ascoltatore e lo trascina su un largo spettro di emozioni. É incredibile quanto un musicista cosi giovane riesca a plasmare il gusto della canzone portando l'ascoltatore dove vuole lui, l'orchestrazione è perfetta e ogni strumento viene sfruttato al massimo al momento giusto, che siano chitarre, violini, elettronica o mellotron. L'utilizzo di contrapposizioni tra parti oniriche, parti oscure e parti ruvide, nonchè di climax talmente lenti da sembrare staticità - come un fiore che sboccia talmente lentamente da sembrare immobile - è assolutamente eccezionale. E questo senza mai risultare prolisso. Su questo tappeto poi poggia la voce emozionante di Nicholas, che riesce nell'impresa di rafforzare il già straordinario tappeto musicale.

Se proprio si deve trovare un difetto in questo debutto, si può dire che ancora il buon Nicholas rimane troppo legato ai mostri sacri del genere pur cercando (e talvolta riuscendo anche) a smarcarsi e crearsi un proprio stile. Quali mostri sacri? Beh, i Porcupine Tree (guardacaso), gli Anathema, i Katatonia, i Pain Of Salvation più intimisti, il lato prog e acustico degli Opeth (si veda a tal proposito Shine). In misura minore si sente anche la venatura pop dei Nickelback, band che odio per la sua monotonia, ma che se inserita in un contesto più ampio risulta anche piacevole. Ecco, questo potrebbe essere l'unico difetto di questo album, ma vista la qualità della musica qui contenuta direi che si può soprassedere tranquillamente.
Se amate il prog rock di classe, intimista e sognante, moderno e antico allo stesso tempo, beh lasciatevi travolgere da questo fiume di acqua cristallina, sarà un viaggio che non vi pentirete di aver fatto. Per quel che riguarda Nicholas Chapel, è forse ancora un po' presto per dire se siamo di fronte a un genio del calibro di Steven Wilson o di Daniel Gildenlöw, ma visto l'incipit della sua carriera musicale i presupposti ci sono tutti. E visto che stiamo parlando di un'artista francese direi che è proprio il caso di dire chapeau!

Ultima nota di merito per l'Inside Out, che conferma ancora una volta di essere leader indiscussa in ambito prog.
Recensione a cura di Massimiliano 'Maxowar' Barbieri

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