Gli
Uriah Heep sono uno dei gruppi più longevi che ancora oggi ci regalano ottimi album, come l'ultimo "
Chaos & Colour" ed hanno passato in rassegna diversi stili nel corso degli anni.
Si formano alla fine degli anni '60 ad opera degli ex membri degli
Spice,
David Byron (voce) e Mick Box (chitarra); presto si uniscono a loro il tastierista
Ken Hensley e il bassista
Paul Newton, entrambi provenienti dai
Gods, dove suonavano insieme al chitarrista dei
Rolling Stone,
Mick Taylor, con
Nigel Olsson alla batteria (Elton John).
Incidono subito due classici come
Very 'Eavy, Very Umble e
Salisbury, in cui l'hard rock influenzato da
Zeppelin,
Black Sabbath e
Deep Purple fa capolino. A partire da
Look At Yourself si ha una maggiore interazione melodica. Gli Uriah Heep (nome ispirato a un personaggio di un racconto di Charles Dickens) quindi si dirigono su temi più progressivi, spesso dalle tematiche fantasy come in
Demon And Wizards e
Magician's Birthday. Con
Sweet Freedom la band ottiene meno successo che con i suoi predecessori e il declino continua con
Wonderworld. Poi subentra
John Wetton e con lui registrano
Return To Fantasy.
Purtroppo sorgono problemi tra il gruppo e il manager
Gerry Bron proprio mentre esce l'album
High & Mighty che causarono l'uscita di David Byron che, dopo il suo disco solista
Take No Prisoners, forma i
Rough Diamond, ed anche di John Wetton. Entra
John Lawton (ex
Lucifer's Friends) e la band registra
Firefly. Poi la band affronta il periodo più nero con dischi come
Innocent Victim (il suo titolo è tutto un programma!) e
Fallen Angel. Lawton decide di riunirsi ai Lucifer's Friends e
Conquest è registrato con il grande
John Sloman (ex Lone Star). A questo punto, in piena nwobhm,
Mick Box farà risorgere gli Uriah Heep con l'ex bassista del
Rainbow,
Bob Daisley, l'ex cantante dei
Trapeze,
Peter Goalby e l'ex tastierista degli
Heavy Metal Kids,
John Sinclair.
Con queste premesse esce nel 1982 questo validissimo
Abominog, importante perché dal punto di vista artistico rappresentò un punto di svolta degli Uriah Heep. Il suono, per l'epoca,è modernissimo modulato su un riff rama di chiara scuola nwobhm, dell'ala però più melodica ad accostabile in qualche modo ai
Praying Mantis dello storico
Time tells No Lies; anzi con una punta di verve tecnologica in più, come confermato dalla cover di
Russ Ballard "
On The Rebound"; nonché progenitore di alcune cose che si sentiranno nel primo capitolo del progetto
Phenomena. È un disco permeato da un rotondo e nitido suono metallico (
Too Scared To Run), ma senza dimenticare la melodia (
That's The Way That It Is) e deliziosi passaggi elettro acustici (
Prisoner). Bellissima anche la fulminante
Chasing Shadows, distesa su di un tappeto di tastiere magiche.
Non un momento di stanca comunque, un album da rivalutare: senza questo passaggio, forse, oggi gli Uriah Heep non sarebbero qui con noi.
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