Per una volta rimpiango quegli odiosi sticker rovina cd che mettevano un tempo (si usano ancora?) nell'angolino in alto a sinistra delle copertine, che segnalavano la presenza di qualche personaggio più o meno famoso come ospite o addirittura come membro di qualche nuova formazione, ancora senza nome e bisognosa di pubblicità.
In questo caso un nome anonimo come
Hail of Bullets stava per sfuggirmi colpevolmente via da sotto le mani, ma per fortuna il nostro sempre aggiornatissimo forum mi ha segnalato che dietro questo monicker, nemmeno troppo eccelso a dire il vero, si cela la nuova creatura nientepopodimeno che di
Martin Van Drunen, indimenticata eccelsa voce di combo seminali come
Asphyx, Pestilence, Comecon e Bolt Thrower.
E, come d'incanto, la magia ritorna: solitamente questi come-back lasciano il tempo che trovano, invece "
Of Frost and War" è veramente un capitolo clamoroso, una legnata di marcio death metal old style, a metà appunto tra le bands appena citate in cui il buon Martin ha militato in passato.
Ovviamente, tra riffs malatissimi, mid tempos terremotanti, accelerazioni 80iane ed assoli lentissimi e sulfurei si staglia immortale il grido becero di Van Drunen, con la sua voce sguaiata, ai limiti dell'urlo vero e proprio, insomma un marchio di fabbrica indelebile che resiste al passare degli anni e che farà impazzire di gioia chiunque vada in sollucchero al solo pensare a "
Malleus Maleficarum" e "
Consuming Impulse", due album che grazie al grido sofferente del cantante dalla faccia d'angelo (negli anni '80 era chiamato appunto "
Baby Face") sembrano lontani solo pochi istanti anzichè 20 anni.
Il disco (che a leggere i titoli dei brani sembra un concept sulla II guerra mondiale in particolare sullo scontro tra Russia stalinista e la Germania nazista) viaggia costantemente su coordinate altissime, con qualche punta di assoluto valore come "
Advancing Once More" (l'assolo è così epico e lancinante che mette i brividi addosso), "
Red Wolves of Stalin", "
The Crucial Offensive", non c'è un attimo di tregua, qui c'è solo l'esaltazione e l'incoronazione del death metal ottantiano, senza alcuna concessione al tempo, alle mode, alle contaminazioni, al mercato.
"
Berlin" chiude questo fantastico album nel modo perfetto, una rappresentazione in musica del crollo di un impero, una lunga e sofferente agonia che
Van Drunen riesce a cristallizzare e fissare nel tempo, in questa ennesima gemma di puro odio che ancora una volta vede come protagonista la sua splendida voce.
Tra le rovine di un mondo e di una società ormai nel pieno degrado, Martin ed i suoi Hail of Bullets ci mostrano la strada da percorrere, consci della loro e della nostra superiorità, di una musica che va oltre il concetto di intrattenimento e che non conosce pause o mode.
Un album, un capolavoro imperdibile per ogni amante del death, per chi considera questa espressione come la più pura incarnazione del metal:
DEATH IS JUST THE BEGINNING.