Ultimamente si parla di ambient in molti campi, tutti molto differenti tra loro; ha fatto ambient Burzum, per esempio, lo ha ‘seguito’ Mortiis, fanno ambient i Raison D’Etre, ma anche moltissimi musicisti New Age. Quello in esame, però, è del genere più estremo, un disco post-indiustrial assolutamente ermetico e di nicchia. I suoni che i nostrani Tumulus Seraphim propongono all’ascoltatore sono di un’essenzialità spinta all’eccesso, esattamente come il booklet, in bianco e nero e con l’unica citazione dello scrittore Joseph Conrad. E sembra che l’autore di ‘Lord Jim’ e ‘Cuore di Tenebra’ trovi le parole adatte a spiegare questo disco, che rappresenta una ricerca meditativa e silenziosa, tanto intima quanto assolutamente fuori da ogni schema ed ogni logica compositiva. Difficile è spiegare meglio che cos’è questo primo lavoro dei Tumulus Seraphim, perché in definitiva sembra quasi di ascoltare gli ultimi rumori di una vecchia fabbrica ancora in funzione su uno scenario post apocalittico, dove il tempo ha smesso di significare qualcosa (sensazione evocata anche dal meccanismo rappresentato in copertina). Anche se la musica è arte, qui siamo in presenza soprattutto di arte e non di musica vera e propria, quindi ci sembra la cosa migliore limitarci ad una descrizione imparziale del lavoro, lasciando ai posteri l’ardua sentenza.
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