Questa seconda fatica in studio degli svedesi
Gypsy Rose, ha tutto quello che un buon album deve avere, ovvero: ottime melodie, buona alternanza tra pezzi veloci (al limite del power metal), ballad pompose e sognanti ed una produzione (uno dei punti di forza dei prodotti distribuiti dalla Frontiers) chiara, professionale e bilanciata; ma purtroppo questo
Another World ha anche uno dei vizi di fondo dei prodotti distribuiti dalla etichetta di cui tessevo le lodi poco prima, ovvero, molti di questi lavori vanno a mirare ad una frangia di appassionati in bilico tra heavy calssico, hard rock ( in particolare quello dotato di maggiore melodia) ed AOR.
Tra le novità di questo secondo album, della band svedese vi è senza dubbio quella di
David Reece (ex
Accept) alla voce, che va a sostituire
Hakan Gustafsson. Per quanto riguarda le coordinate sonore,
Another World riesce a mostrare i muscoli, nell'opener
"Final Call", velocissima sferzata di power metal melodico, dai tratti neoclassici che riportano alla mente lo stile tanto caro a
Malmsteen. In Altri episodi, come
"When I Call Your Name", gli svedesi ci mostrano il volto romantico e regale, che però pecca in immediatezza e spontaneità.
Un Buon disco, che non farà urlare al miracolo, ma che non farà storcere il naso agli appassionati di queste sonorità, ma che purtroppo non ha le potenzialità per ammaliare ed incuriosire coloro che hanno poca dimistichezza con questa particolare faccia del rock, ma si sa... non tutti nascono per diventare i
Royal Hunt.
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